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Popolare Spoleto, clamoroso: presidente D’Atanasio verso le dimissioni. Ecco i papabili alla poltronissima Bps

Redazione

Popolare Spoleto, clamoroso: presidente D’Atanasio verso le dimissioni. Ecco i papabili alla poltronissima Bps

Gio, 19/04/2012 - 02:15

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Carlo Ceraso
Nazzareno D’Atanasio, il presidente della Banca Popolare di Spoleto, sta per lasciare la presidenza dell’istituto di credito umbro. La notizia, clamorosa, circolava nella città del festival già da più di un mese ma solo in queste ultime ore si è andata amplificando trovando per di più autorevoli conferme, dentro e fuori la banca. Anche se la conferma ufficiale, quella dell’interessato, ancora non c’è: il telefonino del n. 1 di piazza Pianciani infatti suona a vuoto. Per il momento D’Atanasio è ancora al suo posto e ci resterà di sicuro fino al 26 aprile quando, in prima convocazione, si terrà la tanto attesa assemblea dei soci. Dove, stando ai bene informati, il presidente chiamato appena un anno fa a traghettare la banca lontano dalle acque nere in cui si era impantanata dopo il braccio di ferro di Bankit con l’ex dominus Giovannino Antonini giungerà al redde rationem: o si cambia passo o lui è deciso a farsi da parte. Forse perché a piazza Pianciani sono ancora forti i comportamenti pervasivi dei soliti noti. Ma è solo una ipotesi. I fedelissimi di Antonini, rientrato dalla finestra alla guida della controllante Scs, giurano e spergiurano che i rapporti tra i vertici sono idilliaci come non mai. Ma è risaputo, quando si parla della Popolare Spoletonon si sa mai da che parte sta la verità. Di certo però la corsa alla poltronissima è già scattata e ai nastri di partenza ci sarebbero almeno 6 papabili (o almeno 6 persone a cui è stato promesso il posto). Fra i più accreditati c’è ovviamente l’avvocato Michelangelo Zuccari, attuale vice presidente vicario e considerato, almeno fino a pochi mesi fa, fedelissimo di Antonini. Zuccari si starebbe preparando da tempo a prendere il timone di Bps tanto da aver lasciato alla figlia l’omonimo studio legale con il quale ha raggiunto la pensione. Una decisione, quella della quiescenza, che lo metterebbe al riparo da eventuali conflitti di interesse fra la carica di amministratore e la professione forense. Ma in pole position, in perfetto stile italico, ci sarebbe Leodino Galli, cugino di Antonini, già presidente Scs, tornato negli ultimi due anni fra le grazie del potente parente (con il quale aveva ferocemente litigato dopo esser stato defenestrato dal Cda e denunciato penalmente, dall’ex n. 1 Scs Fabrizio Cardarelli, per le vicende della ASpoCredit). Galli, come si ricorderà, a dicembre scorso era stato ‘premiato’ da Antonini tornando nel board Scs al termine della drammatica assemblea dei soci che decretò la fine della presidenza Protasi. Potrebbe essere proprio lui a sostituire D’Atanasio, anche se questa eventuale designazione dovrà per forza di cose essere condivisa in primis dal socio Mps che non vedrebbe invece di buon occhio il suo nome. Comunque eccetto Zuccari, gli altri 4 nomi di cui sente parlare in giro sono tutti di professionisti e imprenditori che, come Galli, dovrebbero eventualmente essere cooptati. Non resta dunque che attendere ancora una settimana quando i soci dell’istituto si ritroveranno (singolare la decisione di tenere l’assemblea nella mattinata di un giorno lavorativo) per prendere le decisioni del caso. Fra le quali c’è anche la discussione dei compensi al Cda. A guardare i documenti depositati per l’assemblea del prossimo 26 aprile si legge che nel corso del 2011 D’Atanasio e Zuccari avevano approvato una riduzione dei compensi per il board. Tanto che il n. 1, per il mandato durato poco meno di 11 mesi (D’Atanasio è stato nominato il 15 febbraio 2011), ha percepito 252mila euro contro i 321mila percepiti da Antonini nel 2010. Mentre Michelangelo Zuccari, per lo stesso periodo, ne ha percepiti 133mila contro i 171mila guadagnati dal predecessore (l’avvocato Marco Bellingacci) nel corso del 2010. Un risparmio di circa 100mila euro che ha in qualche modo contribuito a limitare il profondo rosso registrato lo scorso anno dalla Popolare che ha chiuso il bilancio con una perdita di 12milioni di euro.
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