Giunta provinciale Perugia, approva consuntivo 2011. Calano le spese per il personale e per gli affitti - Tuttoggi.info

Giunta provinciale Perugia, approva consuntivo 2011. Calano le spese per il personale e per gli affitti

Redazione

Giunta provinciale Perugia, approva consuntivo 2011. Calano le spese per il personale e per gli affitti

Mer, 04/04/2012 - 19:53

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La Giunta provinciale ha approvato il rendiconto di gestione del 2011, più comunemente noto come Consuntivo 2011 e lo trasmette al Consiglio. Dal consuntivo si evincono sia il rispetto delle leggi che l’andamento della spesa. Sul versante delle leggi, va detto che la Provincia nel 2011 ha rispettato il patto di stabilità, la percentuale di indebitamento, ha conseguito parametri di deficitarietà tutti negativi. Sul versante della spesa dobbiamo distinguere tra spesa corrente e spesa per investimenti. Tutte le voci di spesa corrente sono calate rispetto al 2010 a dimostrazione di una linea di rigore mirata al contenimento della spesa pubblica. In questo contesto si segnalano in particolare minori costi per il personale (-2,94%), per l’acquisto di beni di consumi (-12,15%), per gli affitti (-10,68%), per le tasse (-10,84%). La spesa in conto capitale ammonta a 13.705.504 euro, quasi tutte impegnate per l’edilizia scolastica e patrimoniale, per la viabilità e per l’ambiente: qui si registra una contrazione rispetto al 2010, ed un dimezzamento rispetto al 2009. La contrazione dipende dalla poca disponibilità di risorse, dalla fortissima riduzione di trasferimenti da altri Enti e dalle regole del patto di stabilità. Andando ad esaminare il bilancio nel suo insieme la Provincia chiude con un avanzo di amministrazione di 16.497.188 euro così suddiviso: 1.671.483 euro avanzo in conto capitale; 8.774.430 euro avanzo vincolato per spese correnti e/o in conto capitale; 6.051.274 euro avanzo libero.
“Se mettiamo a confronto i vari dati – spiega l’assessore al bilancio della Provincia Ornella Bellini – abbiamo una Provincia che rispetta il patto di stabilità, l’indice di indebitamento, tutti i tetti di spesa previsti dalle varie manovre e gli altri parametri di legge; che adotta una gestione rigorosa della spesa, pur mantenendo un livello di servizi di area vasta; che ha un bilancio corretto e sano anche se soffre nella capacità di investimenti che finora ha comunque finalizzato alla sicurezza stradale, al patrimonio soprattutto scolastico e all’ambiente. Sulle scuole e strade, lo abbiamo detto ripetutamente, avremmo bisogno di maggiori risorse finanziarie. Risorse che mancano in tutto il Paese e che dipendono sicuramente dalla pesante crisi economica che da anni stiamo vivendo e da scelte politiche neoliberiste e di contenimento della spesa pubblica che di fatto bloccano la crescita. Questa carenza ha praticamente azzerato i finanziamenti nazionali e ridotto quelli di altri enti. È una realtà con la quale tutti gli enti locali stanno facendo i conti e che si traduce inevitabilmente in maggiore rigore e selezione delle priorità. Voglio anche ricordare che questo Ente, proprio in considerazione di ciò, ha puntato esclusivamente sul sistema delle manutenzioni ordinarie e straordinarie ed ha rinunciato alla costruzione di nuove opere. Quanto detto, tuttavia, non è sufficiente se guardiamo all’avanzo di amministrazione libero. Oltre 6 milioni di avanzo sono una cifra ragguardevole, che non dipende da inefficienze di gestione, ma dalle regole del patto di stabilità. Queste regole nel 2011 sono state inasprite rispetto al 2010 e a causa del saldo imposto dalle norme, si realizzano degli avanzi che, così come stanno le cose, possono essere utilizzati soltanto per ridurre l’indebitamento pubblico. Obiettivo che ci può stare in una logica nazionale ed europea ma che di fatto impedisce di destinarle alla crescita ed allo sviluppo. In pratica significa che l’Ente ha in cassa 6 milioni di euro che non può spendere per scuole, strade, tutela ambientale etc., ma che deve destinarle alla cancellazione di mutui, per stare dentro il patto di stabilità.
È del tutto evidente che così come sono congegnate le regole del patto di stabilità presentano distorsioni ed aberrazioni, giacché se da un lato sono coerenti con la riduzione del debito pubblico, dall’altro lato bloccano l’economia e la crescita dei territori. Le conseguenze alla fine saranno minori entrate per lo Stato – quelle che derivano da un’economia che funziona – ed un aumento del debito pubblico. Allora dobbiamo fare una riflessione più ampia: le politiche finanziarie di convergenza europea hanno un senso soltanto se riescono a favorire anche la crescita. Ad oggi, tuttavia, le regole che dobbiamo applicare non sono sintonizzate su questa lunghezza d’onda. C’è, come si evince, un problema politico serio che il legislatore deve affrontare se vuole fare uscire il paese dalla recessione, così come c’è una emergenza nelle economie territoriali immobilizzate dal patto di stabilità”.

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