Ferma condanna della repressione
attuata dalla giunta militare del Myanmar, solidarietà al popolo birmano,
condivisione della protesta pacifica dei cittadini e dei monaci buddisti e
richiesta al governo italiano di attivare un incisivo intervento in sede
di Unione Europea e Onu. Sono questi i punti centrali di un ordine del
giorno sulla grave crisi del Myanmar (ex Birmania) proposto dal presidente
del presidente del gruppo Cdl-per lUmbria, Pietro Laffranco.
Nel documento, di cui viene richiesta la discussione in Aula nella
prossima seduta del Consiglio fissata per marted 2 ottobre, si sottolinea
la necessità di adoperarsi a tutti i livelli per fermare la brutale
repressione del regime militare, restituendo la libertà al Premio Nobel
per la Pace Aung San Suu Kyi e ai tanti oppositori politici. Occorre si
sottolinea che le istituzioni internazionali esercitino una concreta
pressione sui maggiori sostenitori politici ed economici del regime
militare, vale a dire Cina ed India, per determinare l'isolamento del
regime dispotico del Myanmar.
L'esponente della Cdl-per lUmbria, spiega nell'ordine del giorno che l'ex
Birmania si trova dal 1988 sotto il regime di una giunta militare, lo
Slorc, ossia il Consiglio di stato per la restaurazione della legge e
dellordine, che mantiene il potere negando i diritti, discriminando le
minoranze, commettendo crimini contro l'umanità. Gi 1989 si ricorda –
furono conclusi accordi per l'elezione dell'Assemblea democratica, ma le
consultazioni del 1990, nelle quali risultò vincitore la Lega nazionale
della democrazia (Nld), non furono mai convalidate dallo Slorc.
Nel documento si sottolinea poi che Aung San Suu Kyi, leader dell'Nld e
Premio Nobel per la Pace nel 1991, si trova agli arresti domiciliari dal
2006 per la sua lotta nonviolenta in favore della democrazia e si ricorda
che da alcune settimane i monaci buddhisti, punto di riferimento
culturale e religioso della popolazione, sono impegnati in una pacifica
protesta contro il brutale regime che opprime un popolo di 56 milioni di
persone, e che sta attuando una repressione violenta con uccisioni
indiscriminate, brutali aggressioni e migliaia di arresti.
Secondo Laffranco i diritti umani fondamentali riconosciuti dalla nostra
Carta costituzionale, sanciti dalle Dichiarazioni delle Nazioni Unite e
richiamati nel Trattato per la costituzione dellEuropa devono costituire
un riferimento costante per tutti i Governi democratici, affinch si
attivino nei confronti di quei Paesi che misconoscono ed opprimono tali
diritti, come accade nel Myanmar, oppresso da un regime militare
refrattario a qualsiasi processo di democratizzazione. Rispetto a tutto
ci conclude Laffranco – la colpevole disattenzione internazionale,
perpetratasi nel tempo, ha determinato un crescente isolamento degli
oppositori, esposti sempre più alle ritorsioni e ai soprusi del regime
dittatoriale.
SOLIDARIETA' PER MYANMAR
Gio, 27/09/2007 - 22:02