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Sblocca Italia, il no dell’Umbria all’inceneritore

Redazione

Sblocca Italia, il no dell’Umbria all’inceneritore

La presidente Marini: "Non ci serve un termovalorizzatore" | La politica fa fronte comune
Gio, 13/08/2015 - 15:28

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Il renziano Sblocca Italia continua ad essere il pomo della discordia in Umbria: dopo il sì definitivo arrivato proprio con l’evocativo (almeno di nome) decreto al gasdotto TAP, che dalle coste pugliesi risalirà fino all’emiliana Minerbio, attraversando Colfiorito, a preoccupare cittadini e politici nel cuore verde d’Italia è l’idea del Governo di costruire in Umbria un inceneritore. Il Cuore verde d’Italia quindi ‘deve’ ospitare un nuovo inceneritore: il decreto ne prevede due in Toscana e Sicilia, uno in Piemonte, Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo, e Puglia. I 12 impianti andrebbero ad aggiungersi ai 42 già in funzione e ai sei già autorizzati ma ancora in via di costruzione. Il decreto inoltre stabilisce l’importanza strategica di impianti come gli inceneritori: fatto che toglierebbe potere alle regioni, facendo sì che dal governo centrale si accorcino i tempi per le autorizzazioni.

Nella tabella si legge come la regione produca 469.773 tonnellate di rifiuti (dato aggiornato al 2013): da questo dato scaturirebbe la necessità di impiantare un nuovo inceneritore, in base anche al tentativo di equidistribuire gli impianti tra nord, centro e sud Italia. In Umbria c’è poi un ricorso prevalente allo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani e assimilati. Un altro motivo per il quale l’Umbria è stata individuata per la realizzazione di un nuovo impianto di incenerimento di capacità pari a 140.000 tonnellate all’anno di rifiuti urbani e assimilati. 

La legge all’art. 35 parla chiaro riguardo alle “misure urgenti per la realizzazione su scala nazionale di un sistema adeguato e integrato di gestione dei rifiuti urbani e per conseguire gli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio“. Entro novanta giorni dalla legge di conversione del decreto (si è dunque già in ritardo, essendo datata 11 novembre 2014), è toccato al primo ministro, al Ministero dell’Ambiente e alle Regioni individuare a livello nazionale “la capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento in esercizio o autorizzati a livello nazionale, con l’indicazione espressa della capacità di ciascun impianto, e gli impianti di incenerimento con recupero energetico di rifiuti urbani e assimilati da realizzare per coprire il fabbisogno residuo. Gli impianti così individuati – si legge nel decreto – costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale, attuano un sistema integrato e moderno di gestione di rifiuti urbani e assimilati, garantiscono la sicurezza nazionale nell’autosufficienza, consentono di superare e prevenire ulteriori procedure di infrazione per mancata attuazione delle norme europee di settore e limitano il conferimento di rifiuti in discarica“.

Il no della politica – Da destra a sinistra si levano le voci contrarie alla costruzione dell’inceneritore in Umbria: Claudio Ricci (portavoce centro destra e liste civiche) nello specifico lamenta il “silenzio della regione sul progetto dell’inceneritore. La posizione dei Consiglieri Regionali di centro destra e liste civiche (Claudio Ricci, Valerio Mancini, Emanuele Fiorini, Raffaele Nevi, Marco Squarta e Sergio De Vincenzi) è di grande contrarietà come ampiamente citato sia nel programma per le elezioni regionali 2015 (in cui era riportato “no a termovalorizzatori o centrali impattanti” mentre si era favorevoli a “soluzioni innovative e compatibili con l’ambiente”) che durante la recente discussione in Assemblea Legislativa per la presentazione delle linee programmatiche. Su questo tema, “no al nuovo inceneritore in Umbria”, faremo una “opposizione molto incisiva” in ogni sede e modo consentito. La nostra “linea politica” è invece quella compatibile con l’idea di Umbria verde, smart (intelligente) e che sviluppa la nuova economica della comunione fra persone e ambiente con: più differenziata, meno produzione di rifiuti, più risparmio energetico, più energie rinnovabili “puntuali” (che rendono autonomo, energenticamente, ogni oggetto, edifici e opifici inclusi), nuove tecnologie “micro” e/o non impattanti al fine trasformare i materiali “non differenziati” anche in energia riducendo al minimo i costi dei trasporti (concentrare in poche grandi centrali porta, invece, al risultato opposto). Una osservazione conclusiva: la decisione, sulle 12 nuove centrali, è arrivata (come da “tradizione”) in pieno periodo di “ferie a ferragosto” e con un atto governativo la cui lettura è molto complessa. Speriamo che ormai gli italiani e gli umbri abbiano chiaro che il “tempo di cambiare” è cominciato e non si arresterà: noi continueremo ad impegnarci per questo“.

E si è pronunciato a riguardo anche l’ex assessore regionale, Stefano Vinti, il quale ha dichiarato con fermezza di dire “no al nuovo inceneritore in Umbria previsto dallo Sblocca Italia di Renzi. L’Umbria ha già fatto la sua scelta. La previsione del decreto Sblocca Italia indica la possibilità di costruire nuovi inceneritori di rifiuti, con procedure semplificate,in 12 regioni tra cui l’Umbria. Un provvedimento del tutto sbagliato e nocivo per l’economia, l’ambiente e la salute dei cittadini. E’ bene ricordare che il nuovo Piano Regionale per lo Smaltimento dei Rifiuti non prevede l’istallazione di nessun nuovo inceneritore sul territorio umbro. Una importante scelta strategica da cui non bisogna derogare, che va solo confermata. Invitiamo la Giunta regionale, nell’ambito della Conferenza Stato Regioni, a difendere e salvaguardare oltre che l’autonomia dell’Umbria, l’importante approdo di cultura ambientale raggiunto”. Per Liberati, che firma una nota congiunta con il consigliere comunale M5S di Terni Thomas De Luca, “i cinque anni di governo Marini-Rometti e l’assenza di politiche ‘Rifiuti Zero’ per aumentare la raccolta differenziata e chiudere le discariche, condannano Umbria all’obbligo di costruire un nuovo inceneritore di importanti dimensioni. Con le discariche al collasso e un’emergenza rifiuti che rischia di esplodere entro due anni, con l’arrivo a saturazione anche della discarica Le Crete di Orvieto, l’Umbria è sull’orlo del disastro ambientale”. Andrea Liberati spiega che nel documento ministeriale “si parla di una interlocuzione avuta con la Regione Umbria e con i gestori degli impianti in merito ai due inceneritori di Terni. Questo fa supporre che ci sia stato, come da noi delineato, un sondaggio sulla possibilità di autorizzare i due impianti da parte delle proprietà o da parte dello stesso ministero. Il problema però non si restringe quindi alla sola conca ternana ma si pone come una vera roulette russa per tutte le città dell’Umbria”.

Il ‘No’ della Regione su Il Fatto Quotidiano, la presidente dell’Umbria ha ribadito di non voler autorizzare alcun impianto.Non avrebbe senso – dice la Marini al giornalista Tommaso Rodano; abbiamo una differenziata in crescita, al 50 per cento, con picchi del 70% a Perugia. Restano solo 100 mila tonnellate da smaltire: troppo poche per giustificare un termovalorizzatore. Il governo lo sa. Magari un impianto in Umbria può servire a smaltire i rifiuti di altre Regioni, ma noi non ci stiamo”. Al suo intervento si aggiunge quello del direttore dell’Arpa umbra, Walter Ganapini (ex presidente di Greenpeace e Membro onorario del Comitato scientifico dell’Agenzia europea dell’ambiente), che boccia il decreto e l’area che sarebbe stata individuata, quella di Terni: “ha già seri problemi di inquinamento”, dice il professor Ganapini.

di Alessia Chiriatti e Carlo Ceraso

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