Dietro front, Dominici riabbraccia Pd dopo Ncd, ma non il gruppo - Tuttoggi.info

Dietro front, Dominici riabbraccia Pd dopo Ncd, ma non il gruppo

Carlo Ceraso

Dietro front, Dominici riabbraccia Pd dopo Ncd, ma non il gruppo

Il consigliere resta capogruppo GM | Tensione tra consiglieri Pd che invocano Statuto. Lui "se sono in armonia entro, non mi è stato chiesto"
Dom, 23/04/2017 - 09:35

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Dietro-front, avanti march. Il consigliere Aliero Dominici, il politico più trasformista della politica locale,  da far arrossire di sicuro anche il più celebre senatore Razzi (e ancor più il suo imitatore prediletto, Maurizio Crozza), ha riabbracciato la causa del Pd iscrivendosi alla sezione di Spoleto Centro. Tessera vidimata dalle alte sfere dei democratici, con l’affaire che sta però mettendo in imbarazzo alcuni esponenti del partito, dentro e fuori il consiglio comunale.

L’operazione – il tesseramento è avvenuto in forma blindata, tanto che lo stesso Dominici, sentito da Tuttoggi, non ha voluto precisare nelle mani di chi ha consegnato la sua volontà di aderire al piddì. Per lui si tratta comunque di un ritorno, anche se a questo punto si può dire che non c’è partito che non l’ha avuto come tesserato. Nel tempo ha girato l’intero arco costituzionale, da destra a sinistra con una facilità di cambiar casacca da essere soprannominato SpeedyAliero. E non c’è sindaco degli ultimi 25 anni cui non abbia fatto veder i sorci verdi, quasi sempre in occasione delle approvazioni dei bilanci, il documento più importante per ogni parlamento cittadino e dove ognuno può far sentire la propria ‘influenza’. Ma veniamo alla carriera politica.

Dietro front, avanti march – Da giovane è simpatizzante del Msi di Almirante, senza aver mai fatto la tessera. La carriera politica comincia ufficialmente in Rifondazione comunista con cui diventa consigliere nel 1995. Viene nominato anche assessore alla Comunità montana. Con l’ascesa delle cariche mette in luce le sue doti di “trasformista”, anche se Dominici ama invece definirsi un “libero pensatore”. Un passaggio nei Comunisti italiani, poi tutta l’era Pds, Ds e Pd. Nel 2004, con i Ds, risulta primo dei non eletti con un bottino di 170 preferenze: in consiglio comunale entrerà a fine legislatura (siamo a febbraio 2009, al termine del secondo mandato di Massimo Brunini) quando i diesse sono già diventati Partito democratico. Il suo ritorno sui banchi però lo fa con la maglia dei socialisti, tessera fatta qualche mese prima. E’ grazie al partito del garofano che viene rieletto nella legislatura Benedetti (2009-2014) anche se i voti nel carniere si vanno assottigliando (94). Le vicende del bilancio consuntivo 2011 e i troppi sgambetti alla Giunta, lo riportano alla ribalta delle cronache con il Psi costretto a defenestrarlo con la motivazione di non aver pagato la tessera dal 2009.

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Il consigliere Dominici, è nuovo dietro front

Finisce così nel Gruppo misto dove, ad onor del vero, nel 2013 il suo voto (con quello di Hanke che farà inserire al Bilancio l’assessore Carlo Alberto Zualdi)  risulterà prezioso per evitare il commissariamento del municipio. La storia più recente è una fotocopia, anche se sul fronte avverso: non c’è partito di sinistra infatti che ne voglia più sapere, così a giugno 2014 si accasa con “Spoleto popolare – Nuovo centro destra”: appena 65 voti nelle urne ne decretano, grazie al successo del candidato sindaco Fabrizio Cardarelli, l’inaspettata riconferma a Palazzo. Un ‘miracolato’, come molti altri di quelli che siedono sugli scranni. Lo strappo con la maggioranza è da record. A giugno 2015, il gruppo consiliare, di fronte al mancato voto del bilancio, ne decreta l’espulsione. Dominici ritorna nel Gruppo misto di cui diviene capogruppo (di Morelli, Saidi fuoriusciti dalla maggioranza e di Sandro Cretoni, approdato nella Lega nord ma rimasto fedele alla Giunta).

I rumors – l’ennesimo dietro front e il ritorno nel Pd ha sollevato più di qualche critica. Non tanto per il tesseramento (per il Regolamento si può iscrivere anche chi si è candidato con altre liste purché siano trascorsi almeno 2 anni), quanto perché lo Statuto prevede il “dovere di  aderire ai gruppi del Partito Democratico nelle assemblee elettive di cui facciano parte”.

Ma su questo Dominici per il momento sembra voler restare bene dove sta. “Ne ho parlato ai colleghi del consiglio e sono stati tutti d’accordo a tale mia scelta e anche a non evidenziare più di tanto questa iscrizione per far sì che il Gruppo misto possa continuare il proprio lavoro” dice in prima battuta a Tuttoggi il consigliere Dominici. Salvo poi confermare in qualche maniera che non tutti sarebbero d’accordo a vederlo su altre sponde: “credo sia meglio che il gruppo Pd vada salvaguardato, è già abbastanza frastagliato…se il mio ingresso può provocare ulteriore malumore è meglio che resti al mio posto. Comunque a me non è stato chiesto di entrare nel Gruppo” conclude. Al partito decidere ora se rispettare o meno le norme statutarie.

Di certo la ‘mossa’ di Dominici sembra propedeutica a trovare un simbolo per ricandidarsi alle prossime elezioni del 2019. Altro che l’ironico “amico caro, fatti un partito tutto tuo…” di Crozza-Razzi; Dominici sembra più propenso a un “amico caro, un partito che ti prende lo trovi sempre”. Sempreché le urne ne confermino poi il successo. E su questo Dominici dovrà lavorare sodo per fermare l’emorragia di preferenze che lo vede in continuo calo.

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