Sul voto con cui Catiuscia Marini ha salvato se stessa la Lega è pronta a presentare un ricorso al Tar, valutandolo illegittimo, non soltanto politicamente inopportuno. Un voto “non valido” per il capogruppo della Lega, Valerio Mancini. E questo, nonostante il parere fatto chiedere agli uffici legali da parte dell’Ufficio di presidenza poco prima del voto, quando Leonelli ha ribadito che non avrebbe dato il proprio “sì” e la maggioranza, vista l’assenza di Barberini, non avrebbe avuto i numeri per continuare.
“Il generale dovere di astenersi dalla votazione della mozione di ritiro delle proprie dimissioni, dichiarate irrevocabili – attacca Mancini – avrebbe dovuto indurre la presidente Marini a non esprimersi in aula per evitare un evidente conflitto di interessi senza precedenti. Allo stesso modo la Presidente Porzi, in qualità di garante del corretto funzionamento dell’Assemblea legislativa, non avrebbe dovuto consentire la votazione della governatrice. A parer mio – prosegue l’esponente leghista – si tratta di atti gravi da parte di una maggioranza non più rappresentativa dei cittadini. Senza queste prese di posizioni assurde e abnormi, che comunque sono indice di guerre interne al Pd ed antepongono i tornaconti personali a quelli del popolo umbro, oggi avremmo già sciolto l’Assemblea e iniziato le procedure per le nuove elezioni regionali“.
“Considerata la gravità di quanto accaduto – conclude Mancini – non posso che valutare ogni azione possibile per il ripristino dei principi della legalità anche in consiglio regionale e non escludo l’eventuale ricorso alla giustizia amministrativa. Invito tutte le forze politiche e associative ad unirsi insieme per questa battaglia di democrazia”.
Un altro esponente dell’opposizione, Claudio Ricci (Misto – Rp), ha espresso in un incontro già avuto con il prefetto di Perugia dubbi circa la validità della seduta precedente dell’Assemblea umbra, quella in cui la maggioranza non ha votato sul respingimento delle dimissioni della presidente, ma ha chiesto un rinvio. Ipotesi questa che secondo Ricci, pur nell’eccezionalità di un caso mai accaduto in Umbria, non sarebbe contemplata dallo Statuto.