Importante sostegno del club Inner Wheel alla stanza dei "codici rosa" del pronto soccorso: pure una fotocamera per documentare le violenze
Aumentano gli accessi al pronto soccorso di Spoleto legati ai casi di violenza di genere. Il cosiddetto “codice rosa” rappresenta un fenomeno sempre più preoccupante anche nel territorio locale, come emerge dai fatti di cronaca. Ma al San Matteo degli Infermi da anni ci sono procedure ben definite per trattare queste difficili situazioni, che non si limitano soltanto alla cura immediata nel caso di violenze fisiche e sessuali ma anche alla presa in carico a livello psicologico e sociale. Con un occhio attento anche al rischio di “re-vittimizzazione” dopo le dimissioni dal pronto soccorso.
Si tratta di un fenomeno che non riguarda solo donne adulte, ma anche minorenni e sempre più uomini. Numeri contenuti ma comunque significativi quelli registrati dalla struttura sanitaria spoletina, che ha al suo interno una specifica stanza per trattare queste situazioni nel rispetto della privacy, dell’ottimizzazione dei tempi e dell’accoglienza.
Codici rosa, i dati degli accessi al pronto soccorso di Spoleto
Il punto della situazione è stato fatto in occasione della donazione, da parte del club Inner Wheel di Spoleto, di un lettino ginecologico e di una fotocamera specifica a favore della stanza per il codice rosa. Un locale, con bagno privato, all’interno del pronto soccorso dove le donne vittime di violenza possono essere tenute in osservazione anche per 72 ore, senza dover essere trasferite in altri reparti, e dove possono ad esempio trovare rifugio anche insieme ai propri figli in caso di necessità, prima di essere “dirottate” eventualmente in strutture protette del territorio. Un luogo “protetto”, dove le vittime di violenze di genere vengono messe a proprio agio, con percorsi di tutela più rapidi rispetto ai codici di priorità tradizionali assegnati al triage. Il sospetto o subito accertato “codice rosa” assegnato all’accesso al pronto soccorso, infatti, consente di affrontare il caso da parte del personale entro al massimo 20 minuti, per evitare che la donna (ma non solo) oggetto di violenze – anche psicologiche, sul lavoro o stalking – abbia ripensamenti e se ne vada nel frattempo.
D’altronde il fenomeno è significativo e quello che si vede al pronto soccorso è soltanto la punta di un iceberg, i casi più gravi, coloro che non hanno il coraggio di rivolgersi direttamente alle forze dell’ordine, ai servizi sociali, ai centri antiviolenza. Basti pensare che nel 2019, su 26mila accessi totali al pronto soccorso di Spoleto, ci sono stati 37 casi di “codice rosa”, mentre nel 2022 (lo 0,14%), su 17.590, sono stati 42 (0,23%). Numeri assoluti che si sono mantenuti costanti anche negli anni della pandemia e dunque quando il San Matteo degli Infermi è stato decretato ospedale Covid. E proprio la pandemia – è stato spiegato dalla referente Violenza di genere dell’ospedale di Spoleto, dottoressa Antonella Fulvi – ha fatto deflagrare i disagi nelle coppie e nelle famiglie, facendo aumentare le violenze domestiche, ma anche le aggressioni dei figli nei confronti delle madri, le vittime con fragilità socio-sanitarie.
La donazione all’ospedale di Spoleto
Il presidio ospedaliero di Spoleto ed il suo personale è da anni all’avanguardia nell’affrontare questa problematica. Grazie a sensibilizzazione e formazione che va avanti da tempo: la rete territoriale contro la violenza di genere è stata infatti costituita in città ben 10 anni fa, come ha ricordato l’ex primario del pronto soccorso Gianluca Proietti Silvestri. Un’iniziativa avviata dal suo predecessore, il dottor Nicolic, insieme al ginecologo Maurizio Silvestri (attualmente responsabile del consultorio) e che ha permesso nel tempo di focalizzare l’attenzione sui segnali non espressi dalle vittime e non solo da chi apertamente racconta ciò che ha subìto. Già nel 2016, dunque, all’interno del San Matteo degli Infermi esiste una stanza, in un’area di assoluta sicurezza, per trattare questi casi, mentre anche procedure e linee guida si sono sempre più specializzate nella trattazione di questi casi. Dal 2022 l’Inner Wheel ha espresso l’intenzione di fare qualcosa per la stanza dei “codici rosa”, che negli ultimi tempi – come ha spiegato l’attuale responsabile del pronto soccorso, la dottoressa Anna Maria Rotelli – è stata completamente rinnovata. Ed ora è arrivata l’importante donazione da parte del club: un lettino ginecologico deluxe, per facilitare le visite dei ginecologi in questi casi, ed una fotocamera con doppia scheda per poter documentare – ovviamente in caso di espresso consenso della vittima – le violenze subite, per poter utilizzare poi tale materiale in fase giudiziaria.
Va detto tuttavia che tale servizio non è disponibile dalle 20 del venerdì alle 8 del lunedì, quando cioè il reparto di ginecologia è chiuso. Ma il direttore generale dell’Usl Umbria 2 Massimo De Fino, insieme alla direttrice sanitaria dell’ospedale di Spoleto, Orietta Rossi, ha ipotizzato di prevedere la reperibilità dei ginecologi per garantirlo h24 7 giorni su 7. Diverso il caso di minori vittime di violenza, visto che il San Matteo degli Infermi non ha più un reparto di pediatria: in questo caso gli utenti vengono dirottati solitamente a Foligno.
Una vittima anche di 9 anni
A questo proposito è stato spiegato come tra i casi di “codice rosa” al pronto soccorso di Spoleto lo scorso anno c’è stata anche una vittima di 9 anni. La minore in questione è stata poi portata al reparto di Pediatria di Perugia, invece che Foligno, su espressa richiesta. Ma il protocollo interno del San Matteo degli Infermi prevede che minori e donne che non possano essere trattati a Spoleto vengano appunto trasferiti al San Giovanni Battista, dove è prevista una stanza rosa simile.
L’impatto dal punto di vista psicologico che queste violenze hanno – soprattutto sui minori – è stato raccontato anche dall’assessore comunale Agnese Protasi, che a livello professionale è psicologa consulente delle Procure di Spoleto e Perugia. Che ha puntato il dito sul senso di colpa provato dai minori che raccontano violenze subite da un genitore o da un nonno. Ma che ha anche evidenziato l’assenza in Umbria (come fatto anche dal personale del pronto soccorso) di strutture per uomini violenti: “Si deve lavorare su questo, gli autori di queste violenze hanno patologie che vanno curate, non sono gli anni di carcere che possono far evitare la reiterazione di questi reati una volta scontata la pena”. Dal punto di vista istituzionale, invece, il consiglio comunale di Spoleto una settimana fa ha approvato il nuovo regolamento sull’edilizia residenziale sociale che prevede un maggior punteggio proprio per le vittime di violenze.
I presenti alla conferenza stampa
La presentazione della donazione fatta dall’Inner Wheel di Spoleto al pronto soccorso è stata dunque l’occasione per parlare di un delicato fenomeno e di quanto si fa al San Matteo degli Infermi da tempo, tra le prime strutture in Umbria. Una conferenza stampa molto partecipata, a cui hanno preso parte – tra gli altri, oltre ai già citati – il direttore del dipartimento di emergenza e accettazione (Dea) dell’Usl 2 Giuseppe Calabrò, la dottoressa Natalina Manci per il reparto di Ginecologia, la responsabile del Cav (centro antiviolenza) di Spoleto Marina Antonini, il presidente del Consiglio comunale nonché medico del San Matteo, Marco Trippetti, ed ovviamente la presidente del club Inner Wheel di Spoleto Gabriella Niccolini Ottaviani insieme ad alcune socie.