Il vino umbro si conferma al top della produzione italiana e mondiale per qualità. L’86% dei 644.366 ettolitri di vino prodotti nel Cuore verde d’Italia (l’1,4% della produzione italiana) nel 2017 è costituito da prodotti Dop (46%) e Igp (40%). In pratica, quasi nove bottiglie su dieci di vino prodotto in Umbria risultano di qualità certificata. Soltanto Trentino Alto Adige, Veneto, Piemonte, Toscana e Lombardia hanno una percentuale più alta di vini di qualità.
Degli oltre 30 milioni di vini certificati prodotti in Italia tra il 2015 ed il 2017, provengono dall’Umbria 552.974 ettolitri. L’Umbria si piazza tra le prime regioni nella classifica italiana a più alto valore economico per i soli vini certificati. Un mercato, questo, che per l’Italia nel 2016 (ultimo dato in questo caso disponibile) ha generato un valore alla produzione di 8,2 miliardi di euro (+7,8% rispetto all’anno precedente) e circa 5 miliardi di export.
Tuttavia, nel comparto dei vini biologici, in forte crescita in tutta Italia, l’Umbria non sembra convinta delle opportunità di questo settore: solo il 5% del terreno disponibile è infatti destinato alle viti bio, per un totale di 670 ettari, che rappresentano solo lo 0,6% della totale produzione bio italiana (a fronte, come detto, dell’1,4% della percentuale di produzione complessiva di vino).
Sono questi i dati contenuti nell’Industry Book 2018, che il Centro studi UniCredit conduce annualmente sulle tendenze, le dinamiche competitive e le prospettive di sviluppo e crescita del settore vitivinocolo, i cui risultati sono stati presentati al Vinitaly di Verona. Fotografia e prospettive del settore
La fotografia del settore conferma la presenza di poche grandi cantine ed una forte frammentazione del tessuto produttivo (la dimensione media è di 10 addetti per impresa), con una buona presenza di consorzi e cooperative e numerose piccole e micro cantine che vendono direttamente il prodotto sfuso. I profitti medi delle imprese del settore si attestano mediamente intorno al 9%. La minore produzione di vino nel 2017, unitamente alla buona qualità, ha portato ad un’ulteriore impennata dei prezzi tra la fine del 2017 ed i primi mesi del 2018: le quotazioni dei vini comuni sono aumentate in media del 49%, mentre per gli Igp ed i Dop gli incrementi medi sono stati, rispettivamente, del 15 e dell’8%.
Quanto alle prospettive future di mercato, gli analisti prevedono un proseguimento del trend mondiale di crescita del consumo di vino, grazie soprattutto alla maggiore richiesta di prodotti di qualità che giunge dai Paesi emergenti. Le previsioni sono dunque di un’ulteriore crescita del fatturato complessivo del settore rispetto al già buono quinquennio precedente, con un incremento medio annualizzato del 2,1%.
I contributi pubblici al settore
Con una simile definizione della domanda mondiale, che premia la qualità, l’Umbria ha dunque buone carte da giocare. E gli imprenditori del settore intendono giocarla questa partita nei mercati internazionali, come dimostrano i risultati del Programma nazionale di sostegno del settore vino. Nel 2017, attraverso l’Agea, l’Umbria ha erogato al settore quasi 8,2 milioni di euro: si tratta del miglior risultato del 2009 dell’Ocm (Organizzazione comune di mercato) Vino. Grazie anche all’assegnazione di risorse supplementari dal parte del ministero delle Politiche agricole a causa del sisma del 2016, la Regione Umbria ha erogato il 137% di quanto inizialmente stanziato per la filiera regionale vitivinicola. Il 65,1% dei contributi (più di 5,3 milioni di euro) è stato destinato da 90 aziende che ne hanno fatto domanda ad investimenti nelle cantine e in strutture per la commercializzazione del vino. Dato questo in costante incremento, passato dai 2,7 milioni del 2015 ai 3,1 milioni del 2016, fino alla cifra attuale che supera appunto i 5,3 milioni di euro. Oltre 1,5 milioni (il 18,7%) è la cifra utilizzata per finanziare interventi per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti; circa 1,3 milioni di euro (il 16,2%) sono i contributi erogati per i progetti regionali di promozione del vino sui mercati esteri.