di Sergio Grifoni (*)
Rispondendo al mio invito, il Sindaco ha garantito che, nei prossimi giorni, farà incontrare i Capigruppo consiliari con i Commissari della Banca Popolare di Spoleto, per analizzare la situazione al momento attuale.
Voglio anticipare già da ora il mio pensiero in proposito. Qualora dovessero portarci via la Banca Popolare, potremmo farne un'altra! E ne spiego anche le motivazioni.
In quasi tutta la nostra Regione, nel passato remoto, si promossero molte Casse Rurali, ovvero banche con personalita' giuridica cooperativa, costituite da piccoli e grandi operatori economici: soprattutto artigiani ed agricoltori. Cosi' e' stato a Spello, a Bettona, a Mantignana, a Ficulle e Moiano.
L'unico comprensorio dove tale promozione bancaria non ha mai atticchito, e' stato il nostro, proprio grazie all'esistenza della Banca Popolare, ovvero un Istituto autonomo che operava con le stesse caratteristiche delle Casse Rurali.
Caratteristiche che, nel rispetto delle norme e dei vincoli bancari, riguardano soprattutto il particolare rapporto con l'utenza e la flessibilita' nella gestione del credito.
Ovvero una banca piu' “umana”, proprio perche' operante con la necessaria autonomia di azione e decisione.
Il cosiddetto microcredito, ovvero quello erogabile in tempi brevi, rientra proprio nella mission delle banche cooperative, peculiarita' questa che, nonostante l'espansione, ha conservato in parte sino ad oggi anche la nostra Banca Popolare.
Se invece adesso dovesse essere acquistata ed incorporata in un contesto piu' ampio, mentre da un lato potrebbe acquisire maggiore solidità, dall’altro i parametri di gestione della clientela potrebbero essere modificati e quella flessibilita' di ieri potrebbe diventare la rigidita' del domani. Inutile cioè avere una banca solida, se poi l’accesso al credito diventa proibitivo o quasi.
Oggi le suddette Casse Rurali, che si chiamano Banche di Credito cooperativo, ci sono ancora ed hanno ampliato il loro raggio di azione, dando vita alle Banca di Spello-Bettona, Mantignana-Perugia e Crediumbria che e' la fusione fra Moiano e Terni.
Come si puo' notare, coprono gran parte del territorio regionale, ovvero il Trasimeno-Perugino, il Folignate-Assisano, il Ternano-Orvietano.
Se la Banca Popolare e la sua governance, dovessero lasciare Spoleto (ipotesi questa nefasta e da evitare finche' possibile), potrebbe rimanere solo qualche filiale, con tutte le limitazioni operative immaginabili.
Non avremmo più cioè, ne la Banca Popolare, ne una Cassa Rurale.
Dobbiamo riconoscere che, forse, l’errore è stato fatto nel passato quando sia la BPS che la Carispo, avrebbero potuto trovare validi motivi per una loro fusione. Ragionare però con il senno di poi, non ci porterebbe lontano. Cosa fare allora?
A cio' che rimarra' della Banca Popolare, affianchiamo un'altra banca con le stesse caratteristiche delle Casse Rurali.
Magari questo ruolo potrebbe svolgerlo, qualora fosse giuridicamente possibile ed i vincoli normativi lo consentissero, la stessa Spoleto Credito e Servizi, che e' gia' una cooperativa.
Altrimenti potrebbero essere gli operatori economici locali, comprendendo anche la Valnerina ed altri comuni del nostro comprensorio, a farsi promotori di simile iniziativa.
So benissimo che piccole banche potrebbero incontrare la difficolta' di mettere insieme cospicui accantonamenti per poter svolgere senza sofferenze il proprio ruolo, rosicchiando magari liquidita' alle gia' sofferenti imprese economiche locali.
Mentre si cerca di fondere i piccoli Istituti di Credito, proporre di costituirne un altro, sembrerebbe quasi assurdo. Perché allora continuano ad aprire sportelli bancari a iosa, anche a Spoleto?
Per il semplice motivo che le Banche devono “vendere” soldi, e più punti vendita hanno, meglio è, ovviamente con la giusta programmazione ed analisi economica.
Per questo, prima di giudicare la mia proposta utopistica e insensata, vorrei che ci si riflettesse un attimo in più.
Ho voluto gettare un sasso nello stagno del silenzio generale. Tutto e' possibile, basta volerlo!
Occorrerebbe la stessa volonta' e “pazzia” che influenzo' a suo tempo i pensieri e le azioni del Cav. Giulio Cesari, quando ebbe la giusta visione per la sua banca.
Certo, erano altri tempi, ma le finalita' primarie non sono cambiate negli anni. Non lasciamo sempre ad altri l'adozione di iniziative che riguardano il futuro economico e creditizio del nostro territorio. Parliamone, per alcuni interventi ormai è tardi, ma per altri facciamo ancora in tempo.
Nel panorama creditizio cittadino, avevamo tanto, ed ora stiamo rischiando di avere poco piu' di niente. Ecco perche', piuttosto che niente, meglio piuttosto!
(*) Consigliere comunale- Capogruppo Terzo Polo