Una via per Umberto Ajò, poeta e scrittore, nato il 25 gennaio 1934 a Gubbio, dove è prevalentemente vissuto, e dove è morto il 28 marzo 1991: l’iniziativa, promossa dal Comune d’intesa con il comitato ‘Movimento Internazionale neoumanista – III° Millennio di Roma’, ha reso omaggio all’uomo e letterato a 30 anni dalla scomparsa, avvenuta a soli 57 anni.
Oggi pomeriggio (giovedì 22 luglio) in Sala Consiliare, dopo i saluti del sindaco Filippo Mario Stirati e dell’assessore Gabriele Damiani, sono intervenuti amici, estimatori e parenti, a ricordare una sfortunata esistenza segnata da lutti familiari, come la morte della sorella Laura, dalle persecuzioni razziali per l’origine ebrea e da una malattia che in giovane età lo costrinse a interrompere gli studi liceali e lo rese quasi cieco. Ajò continuò tuttavia da autodidatta e spaziò in molti campi, dalla poesia alla filosofia, dall’antropologia al folklore, alla psicologia, passando per la politica e la militanza nell’allora PCI, sempre rivelando una natura profondamente passionale e tormentata.
Molte le pubblicazioni in versi che giovarono a Umberto Ajò premi nazionali e una rete di relazioni significative, come quelle con Ungaretti, Antonello Trombadori, Leo Magnino e Walter Mauro. Tra le pubblicazioni in versi ci sono “Fuochi sull’isola” (1956), “Il pianeta incatenato” (1970), “Poesia controvento” (1977), “Galassie e comete per Soledad” (1988); inoltre, il radiodramma “Sinfonia di noviluni” (1959); la monografia “Storia dei Ceri: studio sul folklore eugubino” (1982).
La lapide in marmo che indica ‘Via Umberto Ajò’ è stata realizzata da Giuseppe Allegrucci, di recente eletto presidente dell’Università dei Muratori.
“Umberto ha dato molto a Gubbio – ha sottolineato il sindaco Stirati – dialogando con il mondo culturale e offrendo occasioni di crescita umana e letteraria per la città. La politica di idee e ideali, che lui praticava e in cui credeva, traccia varchi di liberazione anche nei momenti più difficili per l’umanità: qui sta l’attualità struggente della poesia di Ajò, che incita a non adeguarci al male, e a risollevarci quando la speranza pare venir meno. Questo dobbiamo sottolineare del messaggio culturale di Umberto, questo oggi Gubbio deve onorare in suo nome”.