Finisce la querelle giudiziaria che lo vedeva contrapposto all'attuale sindaco e al fratello
Arriva la parola fine sulla querelle giudiziaria che aveva contrapposto l’ex assessore Graziano Angeli e Stefano e Giorgio Zuccarini, l’attuale sindaco e il fratello. L’accusa nei confronti di Angeli era quella di aver trasformato una strada urbana di quartiere in una strada alto scorrimento a causa di opere pubbliche come la Variante nord e l’allargamento di Ponte Antimo. L’accusa era quella che le opere avrebbero incrementato il traffico, l’inquinamento e le emissioni sonore al limite della tollerabilità.
La denuncia e le imputazioni
Le prime diffide sono arrivate nel 2015, dal 2016 la denuncia. Quattro i capi di imputazione: lesioni personali, schiamazzi notturni, lancio di oggetti pericolosi e omissioni d’atti d’ufficio. Le prime tre imputazioni erano venute meno nelle prime fasi processuali, a differenza dell’ultima per la quale è iniziato il processo nel 2021.
Il processo
Nell’udienza di martedì 12 settembre, il tribunale di Spoleto ha deciso per l’assoluzione perchè il fatto non sussiste “La più grande soddisfazione è che sia stato proprio il Pm a fare questa richiesta – ha detto Angeli – io ho sempre tenuto un profilo basso e di rispetto nei confronti di tutti, non cedendo a provocazioni. E’ emerso così chi operava per il bene della comunità”.
Bori
“Non abbiamo mai avuto dubbi sull’onestà e sul corretto operato di Graziano Angeli. La sua assoluzione, avvenuta con formula piena perché il fatto non sussiste, chiude un’annosa e dolorosa vicenda, giudiziaria e personale, innescata strumentalmente dall’attuale sindaco di Foligno”. E’ quanto dichiara in una nota il Segretario Regionale del PD, Tommaso Bori. “E’ stato, per altro, lo stesso Pubblico Ministero a chiederne l’assoluzione – sottolinea Bori – segno della totale infondatezza delle accuse sollevate”. “Ritengo dunque doveroso ricordare, una volta di più, che Angeli ha sempre svolto il suo mandato da amministratore comunale con grande passione e competenza ma, soprattutto, con dignità ed onore, così come la legge richiede”. “E forse, proprio per questo motivo – conclude Bori – è stato fatto ingiustamente oggetto di un attacco funzionale a perseguire interessi personali e politici”.