Città di Castello

Vertenza Nardi, la situazione attuale | Sindacati “No a drastiche riduzioni di personale”

Importante incontro, ieri pomeriggio (venerdì 21 settembre), tra la direzione aziendale Nardi, organizzazioni sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil e RSU. La riunione, voluta dalla parte sindacale, è da considerarsi il prosieguo del confronto relativo alla vertenza aziendale, apertasi a fine 2017 con la vendita delle azioni della famiglia Nardi alla finanziaria Anchorage che, appena entrata in possesso dell’azienda, ha dichiarato di voler effettuare una ristrutturazione pesante riducendo ai minimi termini il personale. Decisione che, in presenza dei mancati pagamenti degli stipendi, ha fatto scattare settimane di sciopero da parte dei lavoratori, che hanno desistito solo a seguito del ricorso aziendale alla richiesta di concordato preventivo e attivazione di un anno di Cassa integrazione straordinaria (Cigs).

Da allora la produzione è ripartita con volumi produttivi ridotti, poco meno del 50% del personale al lavoro ed il restante in Cigs. La richiesta di concordato, corredata dal piano di rientro debitorio, è stata presentata definitivamente il 30 luglio scorso e, ad oggi, non è stato ancora emesso il decreto di ammissione al concordato da parte del giudice.

Nell’incontro di ieri l’azienda ha precisato gli attuali impegni lavorativi in relazione al portafoglio ordini e le prospettive per un graduale recupero del fatturato, ribadendo la propria intenzione, espressa anche nel piano presentato al giudice, di ridurre fortemente il personale per riposizionare l’azienda e attuare una organizzazione del lavoro che privilegia l’esternalizzazione piuttosto che la produzione interna.

Fim, Fiom, Uilm e la Rsu si sono dichiarate indisponibili ad accettare riduzioni drastiche del personale, chiedendo all’azienda di ripensare all’organizzazione del lavoro, tenendo conto delle professionalità cresciute internamente, per dare risposte adeguate ed in tempi brevi ad un mercato sempre più esigente che un eccessivo decentramento delle produzioni non sarebbe in grado di soddisfare.

Le organizzazioni sindacali, non d’accordo sulla repentina apertura di procedure di riduzione di personale, ritengono invece necessario un prosieguo della trattativa che entri maggiormente nel merito del fabbisogno produttivo, in relazione alle attuali commesse e ai contatti in essere per l’acquisizione di altri ordinativi e sulla valutazione più attenta su eventuali smantellamenti di reparti, per ridurre al minimo gli eventuali esuberi; “è necessario anche – dicono – percorrere la strada per verificare la possibilità di attivare altri ammortizzatori sociali prima di giungere ai licenziamenti“.

Su questo Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto all’azienda un impegno a confrontarsi anche con le istituzioni ed il Ministero, per verificare la possibilità di attivare un altro anno di CIGS che, tenendo conto anche dell’età media dei lavoratori, potrebbe contribuire alla chiusura della vertenza in modo meno traumatico di come si presenta oggi.

L’incontro si è concluso con la dichiarazione dell’azienda della disponibilità ad accogliere la richiesta di verifica per un ulteriore periodo di CIGS, tutta da costruire stante l’attuale regolamentazione degli ammortizzatori sociali. Tuttavia rimane intenzione dell’azienda a procedere, in breve tempo, ad attivare la procedura per i licenziamenti, che stante l’attuale situazione avrebbero attuazione alla fine della CIGS oggi in essere e cioè al 7 febbraio 2019.

Si è concordato per la riconvocazione del tavolo di confronto per il 27 settembre, anche per verificare se ci sarà il decreto per l’ammissione al concordato e se qualcosa si potrà fare sulla CIGS, viste le richieste che a livello nazionale Fim, Fiom e Uilm stanno portando avanti, a sostegno delle quali si svolgerà lunedì 24 settembre a Roma un presidio di fronte al Mise.