E’ finito solo dopo le 21, dopo più di tre ore, il direttivo del Pd che, all’indomani della candidatura di Cintioli alle Primarie, ha costretto il segretario provinciale Stramaccioni a correre di tutta fretta fino a Spoleto per tentare di placare gli animi. Una Mission Impossible che Stramaccioni, provetto Ethan Hunt, non è riuscito a portare a termine. Ci ha provato, però, eccome. Ricordando il valore dell’unità del partito, consigliando di evitare le Primarie e di lavorare per un solo candidato che eviterebbe eventuali fratture che potrebbero ripercuotersi inesorabilmente sul voto, questo sì vero, delle amministrative. Ha criticato l’accelerazione che ieri ha impresso Cintioli: chi perde le primarie, ha detto, è ben difficile che ti sosterrà al voto. Ed ha portato come esempio l’ex first lady Hillary Clinton e cosa ha dovuto fare Obama per riguadagnare il suo appoggio (garantendo la copertura dei debiti accumulati dalla senatrice per la campagna elettorale). Ma è stato come parlare al vento.
Perchè i presenti, una quarantina, hanno ribadito le proprie convinzioni. Di accordi e unità, per il momento, non si parla. Lo hanno detto a chiare note i diessini, lo hanno ribadito i margheritini.
Il segretario ci ha provato ancora una volta, tornando a proporre una soluzione alternativa, un nome diverso da quello di Cintioli e Benedetti: una soluzione che a suo tempo aveva proposto Brunini, anche se poi si era affrettato a smentirla. Almeno sulla “terza via” i fedelissimi di Marcelli e di Di Marco sono stati concordi: non se ne parla proprio ad altri candidati. I due contendenti non erano presenti. Anche se in serata sono stati dettagliatamente informati sugli sviluppi della riunione.
E così via libera alle Primarie, costi quel che costi. Una ventina gli interventi che, ironia della sorte, anche nelle ‘quantità’ hanno rispecchiato i rapporti di forza: una quindicina quelli in favore di Cintioli, 5-6 quelli pro Benedetti. Come fosse una ricetta culinaria: 2/3 di scorza di quercia, 1/3 di petali di margherita, innaffiare tutto con del succo di pomodoro rosso, una spruzzata di panna montata bianca e…la frittata è fatta!
“La maggioranza del partito sostiene Cintioli – fanno sapere i diesse –, anche perchè siamo di più…dopo tutto è normale. Questo comunque è quello che ha deciso il vertice, la città. Non accettiamo candidature da Perugia o da altre stanze che non ci appartengono”.
Un vero e proprio braccio di ferro dove sono i muscoli a far la differenza. E la quercia ne ha decisamente di più. “Non hanno alcun rispetto per la minoranza che rappresentiamo – dicono dalla Margherita – e poi critichiamo Berlusconi per come tratta l’opposizione. Se si avanti così noi usciamo, non ha senso tutto questo”.
I nervi dunque si fanno sempre più tesi. Specie quando Marcelli nel suo intervento denuncia che “i diesse a Spoleto sono stati sempre penalizzati”. Salvo poi chiarire al telefono con TO® che la sua battuta era da intendersi come un j'accuse contro “Perugia che ha sempre trattato male Spoleto, sia finanziariamente, sia politicamente. In fondo è quello che dice sempre Brunini; solo in questi anni abbiamo ritrovato la nostra dignità ed autonomia”.
Dunque non c’è accordo e anche quelli fatti anni addietro sono da intendersi carta straccia.
Spoleto indubbiamente non è Foligno, dove i ‘passi indietro’ hanno il loro peso quando c’è poi da fare ‘il passo in avanti’: come insegna il Mismetti “edizione 2005” e quella “2009”.
Il rischio è che l’Umbria del centro sinistra, sotto mentite spoglie, faccia un sol boccone della minoranza del Pd. Daniele Benedetti d’altra parte era e rimane l’unico candidato sindacato spendibile per la Margherita in tutta la regione. Almeno fra quelle che sono le città più autorevoli. E l’unico portabandiera anche per lo stesso duo Bocci-Bruscolotti che questa partita sembra non siano affatto disposti a perderla.
Ma neanche quella parte di diesse che si sono riconosciuti nella elezione di Stramaccioni alla segreteria provinciale. Senza contare la base stessa della Margherita, che ora si dice pronta a rimettere in discussione anche le alleanze già siglate. Come assicurano da Foligno dove i fedelissimi di Bocci fanno sapere di “restare in attesa degli sviluppi sul ‘caso’ Spoleto”.
Ecco quindi che proprio nella città del festival, si assiste al miracolo. Come quello del Lazzaro di duemilanove anni fa: margheritini e diessini sono resuscitati e pronti a darsi anche battaglia. A questo punto parlare di loro come di ‘ex’ sarebbe da ipocriti. Come rischia di esserlo lo stesso Partito, almeno qui a Spoleto.
(Carlo Ceraso)