La Lega Nord ha deciso, appoggerà il candidato del Pdl Angelo Loretoni. L’accordo è arrivato nelle ultime ore fra i dirigenti del Partito di Bossi e quelli del centro destra. Dunque Loretoni, quanto a liste di sostegno, pareggia il conto con l’avversario del Pd Daniele Benedetti: 4 a 4 (Pdl – Lista Loretoni – La Destra- Lega Nord da una parte, Pd – Psi – IdV e Lista ‘Spoleto Unita’ dall’altra).
La conferma del raggiungimento dell’intesa la offre a TO® lo stesso portavoce della Lega, Alberto Chiarle: “appoggiamo Loretoni perché finalmente potremo votare un laureato, un ingegnere (anche se lo stesso Loretoni ha più volte precisato di essere geometra, n.d.r.), un uomo di grande esperienza professionale che parla 4 lingue fra cui l’arabo, cosa importantissima per allacciare un dialogo con la comunità araba presente a Spoleto. Loretoni non avrà certo bisogno di interpreti”.
La Lega – Chiarle propone il Partito come una ‘soluzione’ al “sordo malcontento che attanaglia questa città, un malcontento – dice – che non sa esprimersi. Di certo i modelli clientelari sono finiti, non hanno futuro. Loretoni ha messo in evidenza, noi di più: questa città ha bisogno di idee, del ‘fare’ e non di scatole vuote che non servono a nulla”. Sa bene Chiarle che il Partito del nord avrà vita dura nella valle sud dell’Umbria e così, fra un claim e una motivazione, attacca le liste civiche, le uniche dove poter meglio ‘pescare’ voti. “La Lega si propone come un modello nuovo di far politica, al servizio del cittadino… noi siamo dopo la destra e la sinistra” dice il portavoce cercando di sbriciolare lo slogan che Sergio Grifoni aveva coniato per la propria Lista “prima della destra, prima della sinistra, prima Spoleto”. Ce n’è anche per Moreno Gervasi: “sorrido quando sento di chi promette mille posti di lavoro… non c’è neanche l’area per insediare una o più industrie capaci di assumere tanto personale. Non si possono illudere così i giovani”. Una ricetta potrebbe passare dall’agricoltura: “abbiamo intenzione di interessare il nostro ministro Zaia per cercare soluzione al settore agroalimentare, specie quello della filiera olearia. Qui si piantano ancora pochi ulivi per ettaro, c’è la possibilità di aumentare la produzione. Certo servono finanziamenti e agevolazioni, cercheremo di fare la nostra parte”. Lui, Alberto Chiarle, non si presenterà: “e per tre ragioni. La prima è che ho 68 anni, la seconda è per motivi di salute, la terza è perchè, nonostante sia legato a Spoleto, sono originario del Piemonte, mi sembra giusto lasciar spazio agli spoletini”.
E fanno 14 – stasera i leghisti si riuniranno per fare il punto della situazione e approntare quella che è di fatto e di diritto la 14.ma lista. L’obiettivo è arrivare a quota 30 candidati, “anche se qui incontriamo molte resistenze” ammette Chiarle che comunque ha già incassato le 175 firme necessarie per la presentazione dei candidati al consiglio comunale.
L’incubo delle firme – si stima che più di 3.300 spoletini (il 10% dell’elettorato) abbiano firmato per la presentazione delle quattordici liste. Tutti gli schieramenti, infatti, hanno preferito superare il minimo previsto dalla legge (175). La paura di tutte le segreterie e i comitati elettorali è infatti quella di ritrovarsi delle firme non valide: la legge infatti consente di poter firmare per una sola Lista a pena di finire denunciati. I fiduciari di Partiti e Movimenti stanno quindi facendo la spola con l’Ufficio elettorale per confrontare giornalmente le ‘proprie’ firme con quelle presentate dagli altri schieramenti.
L’esercito dei 420 – erano 390 fino a sabato, ora rischiano di salire a 420 con la discesa in campo dei leghisti. Scende di pari passo la media pro capite candidato/elettore: 1 ogni 79 elettori (base 33.000), ovvero ogni 62 se si verificasse una affluenza alle urne come quella registrata 5 anni fa (79,4%). Roba da far litigare intere famiglie spoletine: perché qui, è risaputo, tutti sono parenti di tutti. Un rischio neanche tanto remoto. Le liste sono blindatissime ed è difficile sapere in anticipo i nomi di tutti i candidati, anche se ce ne sarebbero già una decina che, a dispetto della parentela, si fronteggeranno per lo scranno di consigliere comunale. La città è piccola e la gente mormora.
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