Vaccini, le riserve strategiche dell’Italia per risolvere i problemi di 11 Regioni che hanno uno squilibrio tra il tipo di farmaci nei frigo e l’età della propria popolazione. Sono le Regioni che hanno accelerato sugli Open Days, le giornate, cioè, nelle quali le vaccinazioni erano aperte a tutti, senza limite di età. E utilizzando le dosi di AstraZeneca che altri volevano.
E questo, nonostante dal 7 aprile il Ministero avesse “consigliato” di usare i vaccini a vettore virale (AstraZeneca e il monodose Johnson & Johnson) soltanto per la popolazione al di sopra dei 60 anni, dopo i casi, pur molto rari, di trombosi in persone più giovani.
Vaccinazioni “libere” che non hanno guardato neanche i confini regionali. Con persone che dall’Umbria si sono prenotate nel Lazio. E in Toscana, dove comunque si era iniziato a far conto della residenza, dopo le segnalazioni di anomale e ingiustificate migrazioni fatte dalle autorità umbre.
“Giovani, non andate a rischiare con gli Open Days di AstraZeneca in altre regioni” l’appello rivolto dal Nucleo epidemiologico dell’Umbria, la scorsa settimana. Prima che, anche sulla scia emotiva della morte in Liguria della 18enne Camilla Canepa, fossero sospese tutte le vaccinazioni con AstraZeneca e J&J per gli under 60. Anche per i richiami, sostituiti con i vaccini a vettore mRna (Pfizer o Moderna). Il cosiddetto mix di vaccini sulla cui sicurezza (ed efficacia) è arrivato il via libera delle autorità sanitarie nazionali.
L’Umbria, sin da aprile, si è attenuta alle direttive ministeriali. Utilizzando i vaccini Pfizer o Moderna per gli under 60. E AstraZeneca e J&J (quest’ultimo ora anche in farmacia) per gli ultra 60enni.
Anche se, fino a venerdì scorso, prima dello stop, i richiami per insegnanti, forze dell’ordine e l’altro personale inizialmente considerato prioritario, venivano effettuati con AstraZeneca, come da protocollo poi cambiato dal Ministero.
Anche di fronte alle critiche e alla pressione dell’opinione pubblica, con le fasce di età più giovani che, a mano a mano, premevano per essere vaccinate, non sono stati fatti gli Open Days. Continuando a procedere per fasce di età e concentrando i vaccini con vettore virale per le persone più anziane che non si sono ancora vaccinate. Strategia che ha portato ad avere tra le coperture percentuali più alte nelle fasce di età a rischio ospedalizzazione in caso di contagio Covid.
Il direttore Covid per l’Umbria, Massimo D’Angelo, si è opposto alle pressioni della politica per fare anche in Umbria gli Open Days. L’unica concessione alla fuga in avanti è stata quella per i circa 7400 maturandi. Metà dei quali hanno approfittato della finestra e si sono vaccinati, comunque con i vaccini Pfizer o Moderna indicati per la loro fascia di età.
Quei vaccini che 11 Regioni italiane, che hanno spinto per vaccinare i più giovani con qualunque farmaco a disposizione, ora non hanno più a sufficienza per fare i richiami cosiddetti eterologi. Costringendo quindi il generale Figliuolo a mettere mano alle scorte. Fatto che penalizza l’Umbria e le altre Regioni che si sono attenute alle indicazioni ministeriali fin dall’inizio. E che, a conti fatti, non potranno usufruire di invii aggiuntivi, ma continueranno a ricevere i vaccini sin qui programmati. Pur avendo, come nel caso dell’Umbria, una potenzialità di vaccinazione doppia rispetto ai farmaci ricevuti.
L’obiettivo, per l’Umbria, visti i disagi limitati rispetto all’eterologa proprio per la scelta di non fare gli Open Days, resta quello di completare le vaccinazioni (per l’80% della popolazione) con la prima dose entro i primi di agosto.
Alle ore 8 di questa mattina, mercoledì 16 giugno, in Umbria risultano aver completato la vaccinazione 194.682 residenti (esattamente un quarto della popolazione totale) e il 59% (455.044 con la prima dose).