Vaccini, ecco le scelte per gli oltre 37 mila umbri che sono stati infettati dal Covid e che sono guariti. La Regione Umbria, come ha spiegato il commissario Covid Massimo D’Angelo, intende seguire pienamente la circolare del Ministero della Salute, che recepisce l’indicazione firmata dal direttore generale della Prevenzione Gianni Rezza.
Un documento che parte dal presupposto che chi è guarito dal Covid ha prodotto anticorpi naturali, dei quali però non si conosce ancora bene la permanenza nel tempo, comunque limitata. Pertanto il Ministero dà il via libera alla somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-Sars-CoV-2 nei soggetti con pregressa infezione, “purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno tre mesi di distanza e preferibilmente entro i sei mesi dalla stessa“. E questo indipendentemente dalla portata dei sintomi, tanto da comprendere anche i contagiati asintomatici guariti (purché, ovviamente, con infezione certificata dal tampone).
Restano le due dose del vaccino per le persone immunodepresse.
In Umbria le persone che hanno contratto il Covid in questo anno e che sono guarite sono 37677. In 7425 risultano infatti ancora positivi, mentre 1095 contagiati sono deceduti.
Ipotizzando di dover fotografare la situazione dei guariti all’8 marzo (in attesa degli ultimi dati dalla protezione civile), gli umbri che hanno battuto il Covid nei tre mesi che vanno dall’8 settembre all’8 dicembre sono 17643. Occorre infatti escludere, secondo le indicazioni della circolare del Ministero, i 1478 umbri guariti più di 6 mesi fa (e forse non più immuni) e le oltre 18.500 persone che sono guarite meno di tre mesi fa.
Ovviamente, seguendo le normali priorità dovute alla fascia di età ed al lavoro svolto, i 3 mesi “utili” per eliminare la seconda dose di vaccino si spostano caso per caso.
C’è poi da considerare l’incognita varianti. Che hanno iniziato a circolare diffusamente in Umbria e poi nel resto d’Italia. Non conoscendo ancora bene la risposta dei vaccini alle varianti (al momento, piena efficacia su quella inglese, un po’ ridotta su quella brasiliana e soprattutto sulla sudafricana), nella circolare si avverte che “le raccomandazioni potrebbero essere oggetto di rivisitazione qualora dovessero emergere e diffondersi varianti di Sars-CoV-2 connotate da un particolare rischio di reinfezione“.