La Usl Umbria 2 – quella che abbraccia i servizi sanitari nell’Umbria sud, da Foligno a Orvieto passando per Spoleto e Terni, ospedale Santa Maria escluso – dovrà attendere almeno il passaggio delle elezioni politiche per conoscere ufficialmente la propria sede legale.
Troppo rischioso infatti, a poco più di un mese dall’appuntamento elettorale del 4 marzo, scegliere una volta per tutte tra Foligno (orfana della “sua” Asl) e Terni (capoluogo di provincia, ma che ha già la propria Azienda ospedaliera). Soprattutto se nella città dell’assessore regionale alla Sanità, la Foligno che un tempo sognava la terza Provincia, proprio in questi giorni si sta lamentando l’assenza di un’adeguata rappresentanza nelle liste che il partito di maggioranza relativa sta stilando per i posti buoni al Parlamento. E ancora di più se, d’altra parte, il terremoto politico-giudiziario ha reso Terni un campo di contesa aperto ad ogni possibile epilogo.
E le minoranze, guidate dal ternano Raffaele Nevi, hanno messo il dito nelle ferite aperte nel corpaccione della maggioranza: a distanza di 6 anni dalla riforma che, per ragioni di bilancio, ha tagliato le Aziende sanitarie della sanità, con i territori che non riescono ad accordarsi, la Giunta regionale deve finalmente scegliere d’imperio. Terni o Foligno. Nella consapevolezza che, qualora venga privilegiata la città della Quintana, le due Aziende dell’Umbria nord devono essere “spartite” tra Perugia e Città di Castello. Perché scegliere Perugia e Foligno come sedi delle due Asl sarebbe una soluzione, è l’accusa, “tesa solo a risolvere problemi di carattere politico“. Quelli, mai risolti nonostante la tregua armata, che avevano spinto Barberini a lasciare per mesi il suo posto di assessore e che ora si stanno ripresentando sotto forma di battaglia per le candidature Pd ai collegi di Perugia, con vista su Palazzo dei Priori.
Barberini è costretto a difendere la sua Foligno. Nevi e Fiorini attaccano. Brega prova a spostare il dibattito sugli “altri problemi” della sanità. Maggioranza e opposizioni si riaggregano, pur tra mal di pancia politici e territoriali. Che però vedono, tra le fila del Pd, le due astensioni (insieme a Solinas, Misto/Mdp) di Chiacchieroni e Casciari. Perché una scelta istituzionale, argomentano, prima o poi va fatta.
I maligni ipotizzano che soprattutto il voto della Casciari possa essere un messaggio a Bocci, via Barberini. Ma la presidente, nella sua replica, difende convintamente l’assessore e l’operato di tutta la Giunta. E allora, magari sono stati fin troppo maligni.
La proposta viene bocciata. Si archivia così un duello tutto politico all’interno del Consiglio regionale, sotto gli occhi del Mahatma Ricci, seduto tra il pubblico per protestare contro lo scioglimento del suo gruppo dopo il divorzio con De Vincenzi.