Sta arrivando in Umbria, accanto al medico, anche l’infermiere di famiglia per la promozione della salute e il self management delle malattie croniche, per l’assistenza a domicilio e la gestione della continuità assistenziale del percorso tra ospedale e territorio.
Per formare questa innovativa figura professionale, che avrà un ruolo chiave all’interno di ogni Aggregazione Funzionale Territoriale (AFT), la USL Umbria 1 è già scesa in campo avviando un primo training formativo in Piemonte, che è stato finanziato dal Promis, Progetto Mattoni Internazionale Salute per le Buone Pratiche, grazie a un progetto curato dalla referente regionale del Promis Manuela Pioppo.
L’obiettivo del progetto, è stato detto durante la presentazione che si è svolta a Villa Umbra il 12 settembre, è accelerare quanto più possibile l’attivazione del servizio in via sperimentale in alcuni distretti per poi estenderlo a tutto il territorio.
La formazione sul campo, in una delle pochissime realtà italiane dove il servizio è già attivo, è stata fondamentale per ripensare il sistema delle cure, che è chiamato sempre più ad affrontare la vera sfida del futuro, vale a dire la riorganizzazione dei servizi per la salute dei cittadini alla luce dell’aumento della cronicità e della difficile sostenibilità dei sistemi socio-sanitari stessi.
In questo senso l’Umbria ha fatto grandi passi in avanti. Con il Piano Regionale della Cronicità e l’istituzione delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) nel sistema delle cure primarie si è infatti impegnata ad introdurre e formare delle figure infermieristiche che, in sinergia con i medici di famiglia e le altre professionalità che operano a livello distrettuale, svolgeranno un ruolo fondamentale non soltanto nell’ambito della medicina di iniziativa ma anche in quello dell’assistenza domiciliare e della presa in carico del paziente.
In Umbria ci sono 38 Aft, una per ogni 20-30mila abitanti, che garantiscono l’assistenza e le cure primarie nella fascia diurna unitamente ai medici di famiglia e medici della continuità assistenziale, e al loro interno è prevista la presenza di un infermiere cui rivolgersi per medicazioni e altra assistenza sia in loco che a domicilio. L’infermiere di famiglia si rivolge soprattutto ai malati cronici e alle loro famiglie: aiuta i pazienti ad adattarsi alla malattia ed alla disabilità cronica, evitando ricoveri inutili e mantenendo il malato il più possibile in famiglia, garantendo la continuità delle cure alla dimissione ospedaliera e, in generale, educando a stili di vita salutari anche in relazione alla propria patologia.