Il commento di Sergio Gunnella (Confavi) su quanto avvenuto alla luce del ricorso ambientalista al Tar e delle conseguenti modifiche all'apertura della caccia
E’ dura la presa di posizione di Sergio Gunnella (Confavi Umbria) su quanto accaduto in Umbria alla luce del ricorso al Tar degli ambientalisti sul Calendario venatorio e alle conseguenti modifiche decise dalla Regione dopo l’incontro con le associazioni venatorie.
A caccia il 18 settembre solo per
colombaccio, merlo e corvidi
Ecco l’intervento che Gunnella ha inviato alla nostra redazione:
“Non ci sono parole per descrivere il contenuto di questo Calendario venatorio, subdolamente presentato, discusso, approvato e non pubblicato a tempo debito come legge vuole: 15 giugno. Uno schiaffo a piene mani rifilato ai cacciatori/contribuenti e alla faccia loro da parte di qualcuno che, invece, dovrebbe averne a cuore, per delega, la passione. Qualcuno di questi, fra le associazioni venatorie blasonate da una parte e i politici dall’ altra, e tutti coloro che credono di farci credere di essere nostri amici gridando a pappagallo, “vivalacaccia” hanno mancato di coraggio. Le indicazioni, per non dire minacce, pervenute da Ispra hanno fatto il resto, influenzando la stesura di un ricorso ambientalista a dir poco farlocco. Nell’ arco di pochi giorni, si è arrivati così all’ approvazione di un provvedimento penalizzante per gli unici incolpevoli, ma “paganti”: i cacciatori. È il massimo! Per non saper né leggere né scrivere, il Tar riduce le specie prelevabili il giorno dell’apertura fissata al 18 settembre. Perfino quelle che nessuno di noi cacciatori si sarebbe mai sognato di prelevare quel giorno, perché non presenti sul territorio. Poi (ultime notizie di qualche ora fa) si è passati allegramente all’esclusione coatta della lepre, e, udite udite!, del fagiano. Mentre gli allevatori di selvaggina accendono un cero propiziatorio a Santa Rita, i cacciatori, in attesa di ciò che sortirà dalla Camera di consiglio giudicale anticipata al 20 settembre, si affidano alla sensibilità di Sant’ Uberto. Perché al peggio – si sa – non c’è mai fine“.
“È sicuramente uno dei peggiori Calendari di sempre in Umbria che conferma l’impreparazione di chi, ob torto collo, si è ritrovato sul gobbo una “delega” che non ha ancora capito fino in fondo. Da parte di una componente regionale è mancato anche in questa stagione venatica il coraggio di rigettare, almeno in parte, le prescrizioni contenute nel parere di Ispra che, ricordiamolo, è obbligatorio ma non vincolante. Quanto richiesto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale non trova infatti alcun riscontro nella realtà dei nostri territori. Ogni anno si replica la triste commedia di tecnici e funzionari di Roma che, pur non conoscendo i dati e le caratteristiche della nostra avifauna, sparano sentenze che denotano la scarsa considerazione della categoria dei cacciatori e la tendenza, sempre più diffusa, a strizzare l’occhio alla componente animalista“.
Sergio Gunnella (Confavi Umbria)