Cinta murarie, porte e notevoli opere di ingegneria idraulica sono i simboli, tra gli altri, della presenza etrusca a Perugia e in Umbria. Dai primi insediamenti sul Colle Sole tra il VI e il V secolo a.C., al maestoso Arco e l’ingegnoso Pozzo: tracce tangibili che ricordano agli umbri il perché siano chiamati dagli autori antichi “gens antiquissima Italiae“. La storia degli insediamenti nel cuore verde d’Italia della grande civiltà degli Etruschi è poi tornata di vivida attualità con la scoperta a Città della Pieve della tomba di Laris. Segue dunque questo disegno spazio-temporale il nuovo progetto di candidatura unitaria per l’iscrizione delle “Spur – Città etrusche” al patrimonio Unesco per il 2016-2017. Il precedente protocollo delle cosiddette Dodecapoli, ormai ritenuto “superato“, ritrova adesso forza, con le istituzioni pronte a “sviluppare progettualità congiunte di promozione turistico-culturale finalizzate alla valorizzazione del proprio territorio e della propria storia“.
La storia del protocollo comincia ad ottobre del 2012, quando la città di Perugia decise di avviare il percorso, insieme alle altre città della Dodecapoli, per la richiesta di iscrizione delle città etrusche al patrimonio dell’Unesco, ponendosi a capofila degli altri centri. A farne parte erano Arezzo, Cerveteri, Chiusi, Cortona, Grosseto, Piombino, Tarquinia, Volterra, insieme ai Comuni di Castiglione della Pescaia, Formello e Montalto di Castro. La stesura del progetto per il protocollo era stata affidata ad una direzione scientifica, con a capo il professori Mario Torelli e Paola Falini, rispettivamente dell’Università degli Studi di Perugia e della Sapienza di Roma, e ad un comitato scientifico. Il protocollo era stato poi ufficialmente firmato a Chiusi ad aprile del 2014, e con la stessa firma, le parti si erano impegnate a “partecipare all’eventuale stesura del dossier di candidatura e del piano di gestione, nonchè all’assolvimento di tutti gli adempimenti necessari alla candidatura, compresi quelli di carattere economico mediante erogazione di un contributo per un costo complessivo stimato intorno a 80mila euro”.
Oltre confine – Ma il mondo etrusco del centro Italia da iscrivere al patrimonio Unesco, almeno per Torelli e Falini, non poteva “restringersi” nei confini delimitati dall’antica Dodecapoli. Doveva piuttosto coinvolgere anche altre città con comuni origini e sviluppo, questione sulla quale era concorde anche il Mibact, che il comitato scientifico ha più volte incontrato in fase di preparazione del progetto. Ritenuto dunque superato il vecchio progetto delle Dodecapoli, firmato a Chiusi nel 2014, si apre oggi un nuovo percorso. Fino ad adesso, nulla sarebbe stato speso per il processo di candidatura. “Ad oggi – è scritto nella recente determina del Comune di Perugia che riapre la partita sulle città etrusche – il processo di candidatura avviato non ha comportato nessuna spesa a carico dell’Ente né degli altri soggetti sottoscrittori del Protocollo“. Sono stati invece stanziati 10mila euro, già inseriti nel bilancio di previsione pluriennale 2015-2017, alla voce “progetto di candidatura unitaria per l’iscrizione delle città etrusche al patrimonio Unesco”. La candidatura unitaria ha l’intento di sviluppare una rete nazionale, seppur non sia ancora formalizzata. Linea ispiratrice sarà la storia delle “città dei vivi” e delle necropoli abitualmente associate alla storia degli Etruschi.
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