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Tomba Etrusca a Città della Pieve, dopo 2000 anni Laris vede la luce

Si sono concluse nel tardo pomeriggio di sabato 28 novembre le operazioni che hanno consentito il recupero dell’ultimo sarcofago presente nella camera funeraria. L’intervento, di particolare delicatezza, date le dimensione del manufatto di oltre trenta quintali, si è reso possibile grazie al contributo di attrezzature e uomini del corpo dei Vigili del fuoco, sotto l’assiduo controllo di Francesco Giordano, funzionario della Soprintendenza.

Nei giorni precedenti, dopo lo scavo del dròmos e la rimozione della porta a doppia anta, sono stati messi in sicurezza gli altri materiali rinvenuti. In particolare una terza urna, della stessa tipologia delle altre, che reca un coperchio con defunto recumbente. La testa, realizzata con l’intenzione di rendere una precisa connotazione dei tratti anatomici, presenta tracce di colore e pupille disegnate.

Il terreno ha inoltre restituito una serie di vasetti miniaturistici in ceramica acroma, oltre a un’olla e un’anfora dal corpo ovoidale. Tra i reperti metallici sono presenti frammenti di uno strigile e un’olletta in bronzo. Ai piedi del sarcofago con iscrizione è stata rilevata la presenza di una testa, con evidente frattura alla base del collo, che ritrae un personaggio maschile, calvo, di cui al momento non è chiaro il contesto di appartenenza. Tutto il materiale è stato trasportato al Museo Civico di Santa Maria dei Servi, grazie all’ospitalità del Comune di Città della Pieve, che si è in ogni modo prodigato per tutto il periodo dello scavo, garantendo l’appoggio massimo.

Nei prossimi giorni sono previsti interventi di consolidamento e restauro dei reperti recuperati, tali da consentire la salvaguardia e una più accurata lettura del complesso di età ellenistica, di cui si darà conto alla collettività.

Fondamentali per la riuscita dell’impresa, oltre ai soggetti già citati nel precedente comunicato – scrive la Soprintendenza – sono stati i volontari della Protezione Civile, il Corpo forestale dello Stato, la Polizia provinciale, la Polizia municipale e i Carabinieri del nucleo operativo di Città della Pieve. Le operazioni di scavo, sotto la direzione di Clarita Natalini, della Soprintendenza, si sono avvalse delle archeologhe Silvia De Fabrizio, Francesca Bianco, Benedetta Droghieri e Andrea Pagnotta.

La tomba è stata sollevata dai vigili del fuoco con dei particolari cuscini ad aria che dallo spessore di pochi centimetri raggiungono ance l’altezza di 20 cm. sollevando oggetti anche molto pesanti. Ciò ha consentito di traslare prima il grosso manufatto e di posizionarlo oi su una particolare slitta per farlo uscire dalla tomba attraverso il dròmos (un lungo corridoio della larghezza di circa 90 cm) ove in precedenza era stata già rimossa la porta in pietra a doppia anta.

Con le stesse tecniche e con l’impiego di paranchi e fasce di sollevamento nei giorni scorsi i vigili del fuoco della sede di Perugia e del Distaccamento di Città della Pieve, avevano provveduto al recupero degli altri materiali rinvenuti tra cui altri sarcofagi, tre urne cinerarie ed altri reperti in ceramica e bronzo.

Tutte le operazioni, seppur nell’angusto spazio sono state pianificate e svolte in sicurezza sia per gli operatori impegnati sia per non danneggiare gli importanti reperti che da oltre 2.000 anni si trovavano in quel campo normalmente destinato ad ospitare le diverse culture agricole. Il personale della Soprintendenza ha pianificato e poi scandito le diverse fasi di lavoro per poter estrarre dalla tomba i preziosi manufatti etruschi senza danneggiarli e quindi rendere poi visibili al pubblico nella loro interezza.