“Da oggi in poi sceglierò i negozi dove fare acquisti in base ai post che pubblicano i titolari!”.
Ha scatenato non poche polemiche questo post del vicesindaco di Gualdo Tadino Fabio Pasquarelli, pubblicato ieri (sabato 24 ottobre) sul proprio profilo Facebook.
Una dura risposta, sempre dai social, è arrivata dalla pagina del deputato della Lega Virginio Caparvi, che in queste parole ha visto una vera e propria “discriminazione verso quei commercianti che manifestano idee a lui non gradite. Come può un rappresentante delle istituzioni alludere all’uso di forme vendicative sulla base delle idee (politiche?) di un cittadino? Peraltro in un momento storico in cui il commercio è il primo settore a pagare il prezzo di una crisi epocale e in una zona economicamente depressa come la fascia appenninica.
Caparvi aggiunge che il post di Pasquarelli è “una follia per cui dovrebbe chiedere scusa e che magari lo dovrebbe portare a riflettere sulle reali capacità di ricoprire ruoli che sono anzitutto di garanzia e di equilibrio, non di certo una patente per poter giudicare”.
“Non nascondo di essere rimasto sorpreso – ha subito replicato Pasquarelli – dal fatto che un Deputato della Repubblica Italiana abbia dovuto interrompere il suo intenso lavoro romano per interessarsi di un modesto Vicesindaco di provincia, che in un post privato ha messo in evidenza come i social influenzano le scelte personali anche quando si tratta di decidere dove fare acquisti“.
Chiaro è che dietro l’intervento del politico professionista c’è il rappresentante locale della Lega, che non vedeva l’ora di attaccare in maniera diretta un avversario politico alzando un polverone sul nulla, forse perché non ha trovato terreno fertile per attaccarmi sull’operato Amministrativo
“Io credo invece che i rappresentanti leghisti gualdesi – aggiunge il vicesindaco – dovrebbero ricordarsi che la Lega è alla guida della nostra regione da un anno, e chiedere alla Giunta Regionale cosa vuole fare per Gualdo, per l’ex Calai e per le questioni Rocchetta ed ex Merloni. Il nostro è un territorio abbandonato anche dai rappresentanti romani, che si ricordano di esso solo quando devono fare i professori e bacchettare noi comuni mortali“.