di Igino Raspadori
Bisogna ammetterlo! Spoleto non ha la vocazione della cura meticolosa del proprio arredo urbano come accade in altre zone d'Italia, ad esempio in Alto Adige o nelle Murge Brindisine dove ci sono paesi o cittadine in cui vi si accede quasi con soggezione, temendo di sporcare o di portare disordine. Eppure la nostra città nulla ha da invidiare a quelle zone per bellezze naturali, architettoniche, monumentali: anzi è il contrario. Percorrendo a piedi le vie di Spoleto dotate di marciapiedi e di aiole si ha immediatamente il senso della trascuratezza e della approssimazione con cui viene effettuata la pulizia e la manutenzione del verde, delle panchine o dei cestini per i rifiuti. Non si vedono più gli operatori ecologici (mi sembra che i netturbini oggi si chiamino così) che rifiniscono le operazioni di rimozione dei rifiuti fatta dalle apposite macchine, è raro notare personale addetto alla cura delle aiole al lavoro, non ho mai visto un vigile riprendere o multare un cittadino che non raccoglie gli escrementi che il proprio cane ha depositato sul marciapiede o sulla strada o che non usa i tanti raccoglitori di rifiuti per sbarazzasi del pacchetto vuoto di sigarette o dell'involucro del gelato. Siamo in periodo di campagna elettorale per il rinnovo dell'Amministrazione comunale: non ho letto i programmi dei vari candidati e, quindi, non mi è dato di sapere se qualcuno ha intenzione di intervenire su queste problematiche. Certamente non si tratta di questione fondamentale e qualificante: tuttavia è cosa non da sottovalutare per una città che pretende di avere una vocazione turistica. Non è facile dare vita ad una “cultura”- che coinvolga amministratori e amministrati – dell'ordine, della cura e della pulizia degli spazi pubblici; però penso valga la pena di operare in tale direzione perché non si ripeta lo sconcio, più volte segnalato delle “Piantarelle” (aiole e verde in corrispondenza delle Mura Ciclopiche), area sempre più degradata e, da oltre un anno, “abbellita” da una piccola voragine che ci si è limitati coprire con un ripiano in legno che ormai è entrato a far parte del paesaggio spoletino, perché i marciapiedi (vds. quelli di Vaita S. Andrea o quelli prospicienti al Teatro Nuovo) facciano conoscenza della ramazza dell'operatore ecologico, perché le piccole aiole sotto i tigli di S. Domenico non siano sempre più trascurate, perché l'angolo di verde realizzato davanti al Teatro non faccia la stessa fine di quello citato di Via Cecili : purtroppo i segni del degrado sono già visibili). Non credo ci sia conflittualità tra monumenti, bellezze panoramiche, beni culturali e cura e attenta e costante dell'arredo urbano. Auspico davvero che la nuova Amministrazione ponga seria attenzione a questo non irrilevante aspetto, per il bene e il prestigio di Spoleto che, non dimentichiamolo, è meta di tanti turisti che la percorrono a piedi e, quindi, vedono e giudicano la città anche per l'impegno che viene profuso per mantenerla pulita e ordinata.