Dopo l’Umbria che Spacca e le reazioni di istituzioni e del mondo politico, non per ultima quella di questa mattina del consigliere comunale Tommaso Bori, arriva la risposta dei ragazzi del Circolo Island e di “Non una di meno Perugia”. Tema del contendere l’ordinanza della questura di Perugia, in vista degli eventi estivi in città.
>>> Piano sicurezza a Umbria Jazz: varchi, controlli e steward
“Tutto ciò è follia“, replicano dal Circolo Island. “Gli auspici della questura non stanno in piedi e non sono spiegabili pragmaticamente. Una piazza aperta non può essere concepita come un teatro o uno stadio in cui i posti sono limitati, in quanto spazio circoscritto. Chiunque abbia attraversato il centro di qualsiasi città, come quella di Perugia si rende conto che con quattro vie principali di accesso/uscita permette tranquillamente di assistere a concerti mediamente partecipati e di garantire in ogni caso il libero flusso della piazza. Transennare le piazze altro non fa che limitarne l’accessibilità e costringere le persone al loro interno come in un recinto, è per questo che siamo convinti che questo dispositivo non funzioni. Sappiamo bene che i tempi che corrono richiedono a ‘tutori dell’ordine’ di serrare i ranghi.
Se è di sicurezza che abbiamo bisogno, non si tratta sicuramente di quella che dicono di darci con la polizia per le strade o con i divieti nelle piazze, ma piuttosto riprendendoci spazi e momenti di socialità per parlare, confrontarci ed abbattere magari quei pregiudizi e quelle paranoie in cui ci hanno immerso e soprattutto riscoprendo pratiche solidali e di cooperazione.
Non vogliamo accettare di attraversare le nostre piazze ed i nostri spazi passando per check-point come fossimo in guerra. Vogliamo esser libere e liberi di vivere le nostre piazze, senza sentirci privilegiati per questo“.
©Riproduzione riservata