Umbria, la "zona grigia" di "colletti bianchi" a servizio del mercato della droga / Dati e analisi del fenomeno - Tuttoggi.info

Umbria, la “zona grigia” di “colletti bianchi” a servizio del mercato della droga / Dati e analisi del fenomeno

Redazione

Umbria, la “zona grigia” di “colletti bianchi” a servizio del mercato della droga / Dati e analisi del fenomeno

Mar, 15/04/2014 - 13:07

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Sara Minciaroni

Nell'ultimo decennio il fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti e psicotrope e dello spaccio hanno cambiato radicalmente fisionomia. Nel cercare di tracciare i confini, di definire il fenomeno, di incrociare dati e tendenze si è concentrato il lavoro della “Commissione d'inchiesta su: Analisi dei fenomeni di criminalità organizzata e tossicodipendenza” della Regione Umbria, composta dal presidente Paolo Brutti e dai membri Roberto Carpinelli, Giancluca Cirignoni, Manlio Mariotti e Sandra Monacelli. Questa mattina la commissione ha illustrato la relazione 2014 su “Cosumo, dipendenze, narcotraffico e infiltrazioni in Umbria”, oltre all'attività dell'Osservatorio e del nuovo sito web (www.antimafia.regione.umbria.it). Quello che emerge è un quadro preoccupante molto, troppo vicino ai giovani che fanno dello “sballo” uno stile di vita. A questo si associa il problema delle ludopatie che invece rischia di colpire una fascia di età che mai era stata considerata a rischio dipendenza, quella degli ultra 65enni. Se da un lato in Umbria non sembra esserci ancora il controllo dei mercati illegali da parte di organizzazioni mafiose si osserva piuttosto il controllo di fasce di mercato da parte di diverse etnie, con “competenze” ben delineate. A questo si aggiunge quella che la Commissione stessa definisce una “zona grigia”, forse il fenomeno più preoccupante di professionisti e dimprenditori, letteralmente al “servizio” di questo sistema.

L'impennata del consumo di droga. Statistiche dei Sert mostrano un'impennata dei casi di tossicodipendenza proprio alla fine degli anni '90 in corrispondenza della ricostruzione del terremoto del 1997. Da allora il fenomeno è cresciuto a dismisura, nella sottovalutazione generale delle autorità di pubblica sicurezza, delle amministrazioni e nella conseguente inadeguata attenzione.

Un fenomeno sottovalutato. C'è stata, secondo la commissione, una progressiva dissociazione tra consumo di droghe e tossicodipendenza nel senso che l'area del consumo è divenuta via via più vasta rispetto a quella della tossicodipendenza. In alcuni strati della popolazione, fuori dai contesti di emarginazione e fragilità personale, il consumo di stupefacenti è divenuto l’occasione per massimizzare esperienze emotive e sensoriali, collegate a occasioni di incontro e divertimento. Tra i giovani, anche tra i minori, e questo dato è particolarmente allarmante, il consumo di sostanze stupefacenti di varia natura, ivi compreso quello dell'alcol, è diventato un modo corrente di perseguire quello che in gergo si chiama “sballo”.

Lo sballo tra i giovani e giovanissimi. Dalle audizioni emerge che tra i giovani della nostra regione, e in particolare tra quelli di Perugia, l'uso e abuso di sostanze stupefacenti è altissimo e coinvolge ragazzi delle scuole medie, al punto di sostenere, ragionevolmente, che sono pochissimi i giovani che non abbiano avuto contatto diretto con sostanze stupefacenti: una comunità con dimensioni di massa che risulta contigua al mondo degli stupefacenti, fossero pure quelli di minore impatto. Nella maggior parte dei casi si tratta di un uso “insensato”, come viene definito da una ricerca di un gruppo di sociologi dell'Università di Perugia di tipo squisitamente “consumistico” e collegato alla ricerca dello “sballo”. Le audizioni hanno messo in evidenza che al consumo di massa di sostanze stupefacenti s’è accompagnata la proliferazione di nuove sostanze, una miscellanea di nuovi composti chimici, i cui effetti sono spesso sconosciuti agli stessi consumatori, interessati solo a raggiungere uno stato di alterazione. Preoccupa il ritorno del consumo di eroina, sotto forma di sostanza da assumere tramite il fumo di sigaretta.

La droga è troppo facile da trovare. L'ampiezza del mercato, la varietà delle sostanze presenti, la facilità dei contatti con gli spacciatori, definiscono un quadro che potremmo chiamare di piena liberalizzazione illegale del consumo di sostanze e dello spaccio.Si registra un netto aumento del consumo, specie tra i giovani, di bevande a elevato contenuto di alcol, che sconfina spesso in dipendenza e il fenomeno coinvolge in modo preoccupante le adolescenti femmine. Emergono nuovi comportamenti compulsivi in fortissima ascesa, come la ludopatia o l’alcolismo giovanile, che non appaiono confinati né in alcune classi di età né in definite classi sociali.

Le ludopatie. Il gioco d'azzardo è socialmente accettato, malgrado le gravissime ricadute che questa dipendenza comporta. Emerge la contiguità tra sale giochi e i clan malavitosi e un fiume di denaro alimenta le organizzazioni malavitose. Risulta per questo inaccettabile e moralmente riprovevole che questi mezzi finanzino le entrate dello Stato. In Umbria il gioco d'azzardo legale muove ingenti somme di capitali, sopra la media nazionale. Secondo una ricerca effettuata da Auser e da Libera, un anziano su tre è a rischio di dipendenza (la metà gioca regolarmente) ma la “febbre“ contagia tutti. Dai dati della Guardia di Finanza, avvalorati anche in audizione con la Commissione, le sole giocate elettroniche superano i due milioni di euro il giorno. Nel periodo gennaio-giugno del 2013 gli incassi sono stati di oltre 200 milioni per le new slot e oltre 165 milioni per le videolotterie, da cui la cifra di 365 milioni in sei mesi. A Perugia sono attive 14 sale dove si gioca con le videolotterie e circa una settantina ce ne sono in tutta la provincia. Giocano più i ternani, con oltre 20 punti videolotterie attivi in città. Di più: gli apparecchi che ogni giorno sono in funzione a Perugia ammontano a 4.130 (siamo nell'ordine di una slot per ogni 40 abitanti). Sempre secondo la Guardia di Finanza, nel solo mese di giugno 2013 gli incassi di videolotterie e new slot in provincia di Perugia hanno raggiunto i 40 milioni. A questi, ovviamente, si aggiungono i proventi del gioco clandestino, soprattutto via internet, con dimensioni pressoché simili. Sono cifre da capogiro.

Una droga legale. Il fatto che la legalizzazione del gioco d'azzardo abbia aumentato il rischio di cadere in comportamenti compulsivi assimilabili a quelli di un tossicodipendente sembra propendere per la tesi che la legalizzazione favorisca gli abusi. D'altra parte non sembra neppure vero che la legalizzazione del gioco d'azzardo abbia eliminato il gioco illegale, che anzi prospera con proposte specializzate e aumentando i corrispettivi delle vincite. Sembra, alla Commissione, che queste ultime valutazioni tratte dal diffondersi della ludopatia, non possano trasferirsi meccanicamente a quanto avvenuto nel campo delle tossicodipendenze, nell’abuso dilagante. Pur tuttavia costituiscono un indizio che l'effetto di contenimento del consumo e dello spaccio a seguito di legalizzazione deve essere valutato con estrema attenzione, soprattutto in relazione alle conseguenze di secondo ordine, che non sono facilmente prevedibili.

Un mercato ricco e fornito. In un processo durato anni, Perugia è diventata uno dei mercati italiani più appetibili, ricchi e forniti, per l’acquisto di sostanze stupefacenti, vero centro d'attrazione per le regioni limitrofe. Le classifiche ufficiali vedono Perugia ai vertici delle morti per overdose, anche se può esistere un dubbio relativo allo scrupolo con il quale vengono raccolti i dati in altre realtà regionali e urbane, tuttavia le dimensioni dell'Umbria e di Perugia dovrebbero collocarle nella parte bassa della graduatorie, vicino a città di dimensioni e presenza giovanile paragonabili con quelle di Perugia stessa. Lo spaccio e consumo si sostengono e si intensificano a vicenda, in un feedback che deve essere assolutamente stroncato. Provando a mettere ordine, una prima riflessione è quella quantitativa. Partiamo dal 2006, abbiamo avuto una serie di periodi diversi: nel 2006, per esempio, abbiamo avuto 25 overdose in un anno, nel 2007 abbiamo aumentato, siamo andati a 33 overdose; nel 2008, invece, siamo scesi a 13; nel 2009, a 12, per poi risalire nel 2010, 21 e 21; poi, nel 2012, 15 overdose; nel 2013, fino adesso, 6.

Qualcosa si muove. L’intensificazione recente delle forme repressive, con gli avvicendamenti di due anni or sono al vertice della questura di Perugia, insieme agli arresti e le espulsioni, hanno cominciato a porre un argine al fenomeno dello spaccio, avviando una vera e propria riconquista dello spazio di legalità nella città di Perugia e del suo centro storico. Si è mostrato particolarmente efficace il provvedimento di allontanamento e rimpatrio, perché per uno spacciatore l'allontanamento per mesi dal mercato dello spaccio procura un danno difficilmente risarcibile. Questo strumento sta diffondendo nel mondo dello spaccio l'idea che Perugia non sia più un”free market”. Non si deve recedere da questo livello di intervento ma occorre intensificarlo per creare una condizione generale di rigetto che renda l'azione criminale non pagante. Allo stato degli atti della Commissione non pare che lo spaccio di sostanze stupefacenti nella nostra regione e a Perugia sia organizzata e diretta sul territorio da formazioni riconducibili direttamente alle diverse mafie italiane. La caratteristica del fenomeno dello spaccio in Umbria e a Perugia è che l'intera catena distributiva è nelle mani di organizzazioni straniere, specializzate nelle varie fasi e nei diversi tipi di sostanze.

Come è diviso il mercato dell'illegalità (prostituzione, spaccio “all'ingrosso” e al “dettaglio”). La droga arriva qui dallo scalo aeroportuale di Roma e dal porto di Napoli, trasportata prevalentemente dai cosiddetti “ovulatori”, il cui arresto ha permesso di individuare i luoghi di provenienza. Secondo le autorità di pubblica sicurezza i “grossisti” che riforniscono il prodotto in origine appartengono a organizzazioni mafiose. La caratteristica del fenomeno dello spaccio in Umbria e a Perugia è che l'intera catena distributiva è nelle mani di organizzazioni straniere, specializzate nelle varie fasi e nei diversi tipi di sostanze. E' molto probabile, comunque, che all'arrivo delle grosse partite di droga in Italia esistano contatti anche saldi con i fiduciari dei grossi clan tradizionalmente legati al narcotraffico e che i gruppi operanti a Perugia e in Umbria risentano degli accordi intercorsi ad alto livello, contribuendo agli incassi delle organizzazioni maggiori. Dalle audizioni risulta che i gruppi di origine straniera più massicciamente operanti nella catena dello spaccio sono riconducibili a nigeriani, albanesi e magrebini, con un particolare comportamento dei tunisini. I nigeriani importano stupefacenti e sfruttano la prostituzione, così come agli albanesi, con territori riservati dove gli uni non invadono quello degli altri, mentre ai nordafricani viene riservato, quasi in esclusiva, lo spaccio al dettaglio.

Il “caso” Tunisia. La familiarità e la consuetudine del mercato perugino negli ambienti del narcotraffico nordafricano è notevole e denota l'esistenza di un'organizzazione che ha le sue radici in Tunisia. Quando arrivano, tramite i canali dell'immigrazione clandestina, i rimpiazzi di quelli che non operano più, perché colpiti da provvedimenti delle forze dell'ordine, questi hanno indirizzi che fanno corrispondere una via di un quartiere di Tunisi a una via di Perugia. Sono state rivenute mappe del capoluogo umbro con i nomi delle piazze e delle strade ribattezzate secondo la toponomastica tunisina per rendere più agevoli gli spostamenti della manovalanza criminale fin dal primo giorno di arrivo in Umbria.

Come cambia lo spaccio, l'uso del telefono. L'uso di telefoni cellulari e sim card trasformate in elenchi di clienti ha organizzato la distribuzione in modo tale che un singolo spacciatore ha in possesso solo una quantità di droga che è possibile detenere per uso personale. Questo fa sì che sia molto difficile raggiungere in sede giudiziaria prove sufficienti a configurare il reato di spaccio e alimenta il fenomeno degli arresti seguiti il giorno successivo dai rilasci.

“La zona grigia” di aiuta il sistema illecito. La struttura del mercato dello spaccio si sta rafforzando con l'emergere di quella che possiamo chiamare la “zona grigia” , un insieme di professionisti e imprenditori che si mettono alacremente all'opera per fornire lo spacciatore arrestato di validi documenti di soggiorno, attestazioni di occupazione stabile, ancorché fittizia e indirizzi di residenza.

Un assetto “mafioso”. L’organizzazione dello spaccio per gruppi etnici che occupano stabilmente aree specifiche della città di Perugia, determinano un visibile controllo del territorio, che somiglia a quello delle cosche classicamente mafiose. Se dunque è vero che a Perugia e in Umbria non si registrano i tipici fenomeni di controllo del territorio da parte delle organizzazioni mafiose, il radicamento territoriale dei gruppi di spaccio organizzati per etnie, rende necessari interventi specifici al fine di sradicare queste presenze e questi fenomeni dai nostri centri abitati. Questo suggerisce di estendere a queste organizzazioni alloctone i provvedimenti classici della normativa antimafia.

Non più isola felice. L'intensificazione dei controlli e degli arresti nel centro storico di Perugia ha indotto una più intensa attività periferica dello spaccio. Dalle audizioni è emerso un giudizio di scarsa necessità ed efficacia, in Umbria, di un Cie, provvedendosi ai rimpatri, per spacciatori magrebini, da aeroporti siciliani. La Commissione evidenzia la richiesta unanime di mettere al centro dell'attenzione le questioni della legalità all’interno del tessuto sociale umbro in modo che, tramontato il mito dell'Umbria isola felice, esse costituiscano una sorta di “lente focale” da inforcare ogniqualvolta si legiferi o si intervenga con atti amministrativi. L’impegno contro le mafie è molto sentito nei giovani, ma quando dall'indignazione per i grandi fatti criminali di mafia si passa al rapporto col pusher che propone la sua merce sulle scalette del Duomo di Perugia, non si afferra che costui è l'anello finale di un traffico che è la prima fonte di alimentazione della forza economica e militare delle organizzazioni criminali di stampo mafioso e che tollerare lo spaccio è un modo di sottrarsi alla lotta alle mafie italiane e straniere.

Proposte La Commissione intende sottoporre agli organi competenti, alle istituzioni e alla società civile umbra la costituzione di una “intelligence” regionale sul problema delle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico e sulla organizzazione ed evoluzione dello spaccio di sostanze stupefacenti, con approfondimenti sui temi emergenti del racket e dell'usura. Stabilire meccanismi di comunicazione continua e di condivisione di dati e informazioni fra i vari soggetti istituzionali e con le associazioni che operano in questo settore, utilizzando a tal fine sia l'osservatorio regionale sia il sito regionale dedicato a questo. Non duplicare le strutture di inchiesta e di indagine tra il Consiglio regionale e la Giunta regionale, per evitare confusione di ruoli e conclusioni divergenti, lasciando alle strutture del Consiglio regionale il compito di indagine e di elaborazione istituzionale e alla Giunta quello degli interventi operativi. Elaborazione di una mappa dello spaccio, del consumo e dei morti di overdose a livello regionale umbro. Attivare meccanismi di collaborazione politica e investigativa con le ambasciate albanesi, tunisine e nigeriane in Italia. Incoraggiare, attraverso la futura legge sulle ludopatie, interventi a protezione delle fasce più anziane, quindi meno attrezzate a riconoscere il proprio stato di dipendenza.

Iniziative Organizzazione a Perugia della prima Conferenza delle Commissioni antimafia per stabilire protocolli di intesa comuni, scambiarsi le pratiche più riuscite e ribadire che la cultura antimafia deve fare uno scatto in avanti e interessare zone apparentemente non coinvolte. Concorso per le scuole superiori sul tema “spaccio uguale mafia”, evidenziando le affinità tra pusher e manovalanza mafiosa e che dunque una militanza antimafia può e deve essere condotta anche in casa propria. Riflessione generale, con eventuale convegno, sul ruolo dei testimoni di giustizia, coloro che non sono mai stati collusi con la mafia ma che hanno reso testimonianze pericolose e che perciò sono finiti nel sistema di protezione. Iniziativa con le scuole per fornire un'informazione organica sul rischio dell'assunzione di sostanze stupefacenti, sugli interventi sanitari di emergenza, sul particolare rischio della proliferazione delle droghe sintetiche.

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