In Umbria il lavoro è poco e con pochi diritti. A disegnare la difficile situazione lavorativa che la nostra regione sta attraversando, la Cgil di Perugia in una conferenza riepilogativa del 2016. Un anno che si concluderebbe, quindi, secondo la Camera del lavoro della Cgil, con diseguaglianze sociali in aumento, precarietà, settori in picchiata libera e con un’unica conseguenza: i giovani in fuga dalla propria terra di origine.
“La crisi che ha colpito l’Umbria è un dato strutturale e viene da lontano – spiega Filippo Ciavaglia segretario generale della Camera del lavoro di Perugia – . Sarebbe sbagliato svolgere un analisi edulcorante o individuare cause del tutto secondarie o relative, come il terremoto nella Valnerina. Siamo al nono anno di una crisi che sta ormai cambiando la nostra società“.
Dati e numeri negativi, quelli che i sindacati hanno snocciolato nella mattinata di mercoledì mattina. Al tavolo, oltre al segretario generale Filippo Ciavaglia, Roberto Panico e Vanda Scarpelli della segreteria provinciale e ai responsabili di zona Mauro Moriconi, Sandro Piergentili e Corrado Corradetti. Con oltre 85mila iscritti (42mila pensionati e 43mila attivi) la camera del lavoro territoriale della provincia di Perugia Cgil fa un bilancio.
Lavoro, in “Umbria crolla il tempo indeterminato e continua la corsa dei voucher
“Il 2016 è stato un anno difficile – commenta Ciavaglia – , che ci proietta verso un 2017 nel quale, come primo obiettivo, ci poniamo quello di mantenere tutti i presidi relativi alle situazioni di difficoltà del nostro territorio: dalle crisi aziendali, alle calamità come il terremoto, ai vari contesti sociali problematici”. Nei primi dieci mesi del 2016 (dati Inps) in Umbria si è verificato un vero e proprio crollo delle assunzioni a tempo indeterminato, passando dalle 17.689 unità alle attuali 10.111 con il calo più alto tra tutte le regioni italiane. “Questo dato non ha nessun collegamento con il sisma della Valnerina – continua Ciavaglia – . Solo nella provincia di Perugia si è passati da circa 15mila assunzioni del 2015 alle attuali 8.055.
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Altra piaga dell’occupazione sono i voucher. “Le persone sono costrette a lavorare con i voucher in Umbria, senza diritti ma con troppi doveri. Nel 2016 sono 30mila nella regione e siamo davanti ad una propria destruturazione del mercato del lavoro che colpisce soprattutto i giovani: infatti il 35% dei voucheristi hanno una età di apprendista, quindi sotto i 29 anni, che nella nostra regione sono oltre 10mila“. In provincia di Perugia i voucheristi sono 21mila, di questi circa 7mila sono under 29.
A completare quadro che descrive sempre di più una situazione difficile anche i dati Istat che, in un recente rapporto, hano dimostrato come in Umbria sia esploso in maniera drammatica il fenomeno delle diseguaglianze sociali. Tra il 2014 e il 2016, infatti, il fenomeno della povertà è aumentato del 6,6% con 240mila umbri a rischio povertà. “Non sappiamo se tutti se ne sono accorti – continua Ciavaglia – ma questi dati ci dicono che sta saltando una delle caratteristiche dell’Umbria che si chiama coesione sociale. In provincia di Perugia il rischio povertà riguarda circa 180mila persone“.
E infine la fascia appenninica, secondo i sindacati, rischia la desertificazione: la più grande vertenza dell’Italia centrale (quella della ex Merloni) rischia di chiudersi senza un nulla di fatto con la JP di Porcarelli al palo e centinaia di lavoratori con copertura salariali esaurite o in via di esaurimento. Una zona della regione con oltre 70mila abitanti e che ha lasciato sul campo oltre 3mila posti di lavoro.
E i perugini cercano fortuna oltre confine. “Nel 2015 circa 6mila residenti nella provincia di Perugia si sono trasferiti o in altre regioni d’Italia mentre 1.880 di questi si sono trasferiti all’estero. Circa 1.200 persone sono giovanissimi, dicono dati, al di sotto dei 40 anni. “Questi esempi dimostrano come la crisi in Umbria – continua il segretario generale Cgil – viene da lontano e che nella nostra realtà le politiche economiche del governo Renzi hanno avuto un effetto devastante. Da qui occorre partire per realizzare politiche economiche che rilancino la domanda, affrontino il nodo delle diseguaglianze crescenti mettendo in campo un piano di lavoro per l’Umbria”.
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Una crisi del lavoro che può essere ricondotto anche al terremoto che ha colpito l’economia non solo della Valnerina, ma di tutto il perugino? Non secondo Ciavaglia. “Questo è l’approccio affrontato dalla giunta regionale nel corso della conferenza di fine anno“. Un occhio al settore del turismo ben descrive la situazione: al contrario degli scorsi anni, dove si segnalava comunque una crescita del 7%, il 2016 si conclude con un – 23%, per un totale di perdita del 30%. Il settore del turismo post sisma ha segnato da “Il sisma che ha colpito a Valnerina – ha sottolineato il segretario generale dell Cgil – ha influito negativamente sui flussi turistici di tutta la regione, ma è arduo delineare una regione in ripresa prima del terremoto e in difficoltà ora solo in relazione a quell’evento“.