Ubriaco alla guida e senza patente, condannato per l'omicidio stradale di Martina - Tuttoggi.info

Ubriaco alla guida e senza patente, condannato per l’omicidio stradale di Martina

Sara Minciaroni

Ubriaco alla guida e senza patente, condannato per l’omicidio stradale di Martina

Era il 26 maggio dello scorso anno quando Martina Placella, 36enne di Città della Pieve, perse la vita
Ven, 02/03/2018 - 10:42

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Era morta nel tremendo impatto dell’auto del suo fidanzato contro un albero. In una notte come tante altre passate insieme. Era il 26 maggio dello scorso anno quando Martina Placella, 36enne di Città della Pieve, perse la vita, sbalzata fuori dalla Bmw di un trentenne di Deruta che ieri mattina ha patteggiato una pena a due anni e otto mesi di reclusione per omicidio stradale.

Condannato

La condanna è stata emessa dal giudice per l’udienza preliminare, Piercarlo Frabotta, dopo che l’avvocato Delfo Berretti, che lo difendeva, l’aveva concordata con il sostituto procuratore, Mara Pucci, al termine delle indagini. Martina Placella, conosciutissima nel pievese e nel chiusino, era seduta sul lato del passeggero al momento dello schianto ed era morta sul colpo per le troppe ferite riportate quando la station wagon era andata a schiantarsi contro un pino.


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L’incidente

I due giovani erano stati a cena a Montefalco e poi, all’altezza di una curva maledetta a Torgiano lui aveva iniziato a guidare contromano, con una velocità superiore al limite consentito per legge invadendo la corsia opposta – è la ricostruzione nel capo d’imputazione – e poi era finito contro un pino e contro un muretto di un’abitazione privata.

Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, tutti gli accertamenti vennero eseguiti dai carabinieri di Assisi, guidati al maggiore Marco Vetrulli, il ragazzo era alla guida della sua automobile nonostante la patente gli fosse stata revocata perché era stato beccato ubriaco al volante.


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Ubriaco

E anche la notte in cui Martina morì, lui era ubriaco, aveva un tasso alcolemico pari a “142,90 mg/dl”, quasi tre volte oltre il limite consentito per legge. I primi soccorritori raccontano che quell’uomo era disperato e continuò a rimanere sotto choc anche per la settimana successiva in cui venne ricoverato all’ospedale di Perugia. In un primo momento venne anche arrestato, poi tornò in libertà.


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