Commissione al Senato, passa a maggioranza l'inserimento in Costituzione delle norme sulla biodiversità | Altre raccolte di firme per referendum abrogativi
La caccia torna al centro del dibattito politico italiano. La Commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato la proposta di modifica degli art. 9 e 41 della Costituzione, prevedendo l’inserimento della tutela della biodiversità e, con apposite leggi dello Stato, anche degli animali.
Un primo passo nell’iter complesso per la modifica della Costituzione. Che però, nella formulazione scelta dopo la mediazione politica, soddisfa i cacciatori, visto che non è stata inserita una generica dicitura sulla “protezione animali” in Costituzione, che avrebbe potuto portare all’abolizione o comunque a ulteriori limitazioni dell’attività venatoria. Che in Italia è regolamentata da una legge sulla protezione della fauna selvatica, la 157/92.
Ecco perché per il presidente italiano di Federcaccia, Massimo Buconi, non si può parlare di vittoria delle tesi animaliste più estremiste. Anzi. “E’ una sconfitta del mondo estremista animalista” afferma Buconi. Spiegando che la formulazione scelta ribadisce che la fauna selvatica in Italia deve essere gestita.
Nuovi referendum all’orizzonte
Ma le insidie per la caccia potrebbero arrivare da nuovi tentativi di arrivare a quesiti referendari. Venerdì in Cassazione è stata presentata la richiesta di avviare la raccolta firme per l’abolizione della caccia in Italia, che segue la presentazione degli altri due quesiti del Movimento Ora Rispetto per tutti gli animali: una modifica della legge 157/1992 e l’abrogazione dell’articolo 842 del Codice Civile primo e secondo comma. L’iniziativa è stata portata avanti insieme al Comitato “Sì aboliamo la caccia”.
Si tratta dell’ennesimo tentativo di arrivare a un quesito referendario. Il 1° aprile la Corte suprema di Cassazione ha annunciato di aver raccolto a verbale la richiesta di avviare la raccolta firme per indire un referendum abrogativo dell’art. 842 del Codice civile, quello che consente ai cacciatori di entrare nei fondi privati per praticare l’attività venatoria.
Per sottoporre il quesito referendario alla valutazione di ammissibilità della Corte Costituzionale devono essere raccolte 500 mila firme.