Dei 70 treni circolanti in Umbria, il 65.6% hanno più di 15 anni. Sarà per questo che, martedì 17 dicembre 2019 mattina, uno dei treni ha deciso di “piantarsi” tra Ponte San Giovanni e Bastia Umbra, causando disagi e ritardi a raffica, complice anche il binario unico.
Ritardi tra l’altro pesantissimi per i pendolari, visto che uno dei treni colpiti è l’Intercity che parte da Perugia poco prima delle 7 e che ad Assisi, dove sarebbe dovuto arrivare alle 7.03, era ancora annunciato con 45 minuti di ritardo alle 8.45 (alle 9.45 segnalati 160 minuti di ritardo, poi finalmente pochi istanti dopo è passato, trasportato dalla nuova motrice visto che l’altra si era rotta). Per lo scoramento dei pendolari e la rabbia dei turisti, che peraltro non sanno a chi rivolgersi visto che oltre alle informazioni carenti, manca anche la biglietteria (aperta di pomeriggio).
I pendolari , tra l’altro, a un certo punto sono stati fatti salire su un treno “sostitutivo” (nel senso che l’altro è stato cancellato, con conseguente trasbordo; senza però che ci fossero informazioni chiare in tal senso, o autobus sostitutivi). Ci sono volute quasi 3 ore per risolvere la situazione e sbloccare il traffico ferroviario, intorno alle ore 10.
Si tratta del terzo grave disagio in pochi giorni per la linea umbra: venerdì scorso l’interregionale veloce per Roma delle 18.05 da Perugia era segnalato con un arrivo di 20 minuti di ritardo nonostante fosse stato cancellato (apparentemente aveva subìto un guasto nella zona di Assisi), e lo stesso era successo una quindicina di giorni prima, altra cancellazione senza spiegazioni.
Il rapporto Pendolaria di Legambiente
Ma l’Umbria si distingue in negativo anche nel rapporto Pendolaria di Legambiente, che al quinto posto delle ferrovie terribili mette la Terni – Sansepolcro, la ex Ferrovia Centrale Umbra.
“Una ferrovia di vitale importanza per i pendolari umbri e che attraversa da nord a sud l’intera regione per 150 chilometri di lunghezza, ma la linea che collega Terni a Sansepolcro vede i lavori per il potenziamento in ritardo cronico“. Ma “sono saltati tutti i cronoprogrammi per la realizzazione dell’opera che non vede il passaggio di treni da 2 anni e mezzo, nonostante 650 milioni di euro stanziati tra il 2017 ed il 2018 “, e anche dove i treni ci sono, non è che sia il paradiso.
“Non sono buone – dice ancora Pendolaria – le notizie anche per l’unico tratto riaperto al traffico, quello tra Perugia Ponte San Giovanni e Città di Castello, di 53 chilometri, dove il tempo di percorrenza risulta ancora elevatissimo: 1 ora e 30 minuti. La tratta tra Perugia Ponte San Giovanni e Terni rimane nelle incertezze, mentre quella tra Città di Castello e Sansepolcro è stata affidata alla regione Toscana”.
I comitati pendolari, tra cui il neonato Comitato pendolari dell’Alto Tevere, “chiedono, in particolare una revisione dell’orario di BusItalia (gestore della linea), per poter andare maggiormente incontro alle esigenze dei viaggiatori. In particolare si lamenta la mancanza di coincidenze adeguate con i treni di Trenitalia presso la stazione di Perugia Ponte San Giovanni, così come alle volte mancherebbero perfino quelle con autobus sostitutivi verso Perugia centro e verso Terni“.
E, oltre a un servizio carente e tariffe record (in dieci anni, + 33,5%, tra i più alti in Italia, mentre i servizi segnano meno 2,5%), come detto i treni sono vecchi: il materiale rotabile ha una età media di 18,9 anni, migliore solo di Puglia, Basilicata, Campania, Sicilia e Calabria. I treni con più di 15 anni sono il 65,6% dei 70 totali, terzo posto del podio dopo Sardegna (67,8%) e Molise (72,7%).