Sette arresti e 3 stabilimenti sequestrati tra Lazio, Umbria e Toscana, per un giro d’affari di circa 46 milioni di euro. Questi i numeri relativi alla maxi inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, in sinergia con la Guardia Costiera, che ha portato alla luce un presunto traffico internazionale illecito di rifiuti pericolosi, destinati a paesi come Cina, Indonesia, Pakistan, Corea del Sud, dove le normative in fatto di smaltimento di rifiuti potenzialmente pericolosi sono molto meno rigide rispetto all’Europa.
Secondo gli inquirenti, il meccanismo messo a punto dall’organizzazione, che gestiva il traffico internazionale, puntava a raccogliere scarti di industrie non lavorati e rifiuti tossici di varie industrie italiane, risparmiando sul processo di trattamento tramite false attestazioni di avvenuta bonifica.
Gli uomini della Guardia Costiera hanno scoperto il fiorente mercato illegale grazie a controlli avvenuti su alcuni container di rifiuti provenienti da Orvieto e Viterbo e depositati nel porto di Civitavecchia, accompagnati da certificati di avvenuta lavorazione e bonifica.
I sospetti degli uomini della DDA si sono però rivelati fondati, visto che le successive analisi di laboratorio hanno evidenziato che i materiali, pronti per essere spediti in Asia, erano in realtà tossici e potenzialmente pericolosi per la salute. L’operazione, scattata in mattinata, è ancora in corso e, nelle prossime ore, potrebbero esserci ulteriori sviluppi dell’inchiesta.