“ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni ha annunciato la necessità di cessione di moltissimi stabilimenti in quanto non ritenuti strategici, similmente a quanto già annunciato due anni fa dall’azienda. La quale non ha, poi, lo ricordo, dato seguito a questo proposito. In attesa delle scelte che la proprietà vorrà compiere in termini di cessione azionaria, le interlocuzioni avvenute in questi giorni con l’amministratore delegato dell’azienda ci portano a ritenere che verrà confermato il piano industriale, il quale prevede investimenti per circa 60 milioni di euro e che i tempi non saranno brevi”.
Sono le parole del premier Giuseppe Conte in merito alla vendita di Ast. Parole, quelle del presidente del Consiglio in merito alle scelte di ThyssenKrupp sul sito di Terni, pronunciate mercoledì pomeriggio alla Camera dei Deputati rispondendo ad una interrogazione di Guglielmo Epifani (Leu).
Attraverso l’interrogazione (a firma anche di Federico Fornaro e Nicola Fratoianni), Epifani ha posto l’allarme sulla condizione del settore siderurgico italiano, “che già attraversava problemi e crisi prima della pandemia e che, naturalmente, con la pandemia vede accelerate tutte le sue problematiche”. Epifani ha ricordato le vicende delle ultime settimane che hanno interessato diverse aziende. Come “l’accordo di marzo fatto ArcelorMittal su Taranto, che coinvolgeva poi anche Genova e Novi Ligure”, che è stato rimesso in discussione “e, ancora oggi, non sappiamo cosa voglia fare ArcelorMittal“. Quindi, Piombino: “gli impegni presi, tutt’oggi, sono disattesi. L’azienda dice che li farà, i nuovi investimenti, ma, allo stato, non ci sono”.
“Come se questo non bastasse, – ha osservato Epifani – in questi giorni, la Terni è stata messa in vendita da parte della ThyssenKrupp. Ora, se i problemi si aggravano malgrado lo sforzo del Governo, che cosa bisogna chiedere di più al Governo e al Paese per provare a dare una soluzione vera ai problemi di questo settore? L’interrogazione chiede al Governo di porsi seriamente di fronte a questo problema”.
“Preciso – ha esordito il premier Conte – che il settore siderurgico costituisce, nella opinione del Governo, un elemento imprescindibile delle attività produttive del nostro Paese ed è per questo che lo consideriamo fortemente strategico. Come è noto, in Europa e in Italia, è in corso una perdurante crisi della siderurgia, ulteriormente aggravata adesso da questa emergenza epidemiologica. Alla luce di queste circostanze, l’obiettivo del Governo è realizzare un piano strategico per la siderurgia, che definisca nel dettaglio il fabbisogno di acciaio nel nostro Paese, le condizioni di mercato su cui i produttori devono muoversi, nel rispetto, ovviamente, delle regole europee del libero mercato, ma con la consapevolezza che sono necessari anche alcuni elementi di protezione commerciale.
Il rilancio di questo settore passa non soltanto dalla ristrutturazione del comparto, in un’ottica sicuramente di maggiore competitività, ma anche per una specializzazione sugli acciai di qualità a beneficio di filiere ad alto valore aggiunto, come l’industria elettrotecnica e la meccanica di precisione, di cui l’Italia è leader e; ovviamente, passa anche attraverso una transizione energetica e crediamo che proprio questo settore debba orientarsi in questa direzione quanto prima per non rimanere ai margini, poi, del mercato e della competitività. Tale progetto di rilancio deve includere, naturalmente, anche ogni iniziativa necessaria alla soluzione delle crisi più gravi, tra cui l’ex Ilva di Taranto, la Acciai Speciali Terni, Jindal di Piombino”.
Quindi, come detto, l’opinione del presidente Conte che i tempi sulla vendita di Ast, da parte di ThyssenKrupp, qualora si proseguisse realmente su questa strada, sarebbero lunghi. Anche se nel frattempo si sono fatti avanti diversi gruppi, tra cui anche Marcegaglia, di recente in visita nella città dell’acciaio.
“Il fatto che il Governo riconosca, attraverso le sue parole, il bisogno di predisporre un piano strategico per il fabbisogno e l’utilizzo dell’acciaio per le imprese italiane – ha replicato Guglielmo Epifani – è sicuramente un passo importante, del quale c’è bisogno. Provo a fare un esempio: se noi non abbiamo un’idea di che cosa serva al nostro sistema produttivo, qualcuno mi spiega come potremmo noi, di fronte alla vendita della Terni, dove potremmo avere due produttori italiani che hanno già dimostrato il loro interesse e almeno due grandi produttori stranieri che hanno dimostrato il loro interesse, magari, ipotesi, un grande cinese, magari, ipotesi, un altro grande indiano, mi sa dire qualcuno come il Governo italiano, insieme all’impresa, potrà esprimere un’opinione se prima non ha una sua opinione? E la stessa cosa vale per Piombino, perché non basta dire che il piano si farà, più in là, perché il tempo non sempre gioca a favore. In settori così pesanti, dove gli investimenti di innovazione e di ricerca, anche ambientali, sono fondamentali, il tempo gioca a nostro sfavore, e la stessa cosa riguarda Taranto, che oggi produce 2 milioni di tonnellate l’anno, cioè il minimo sindacale indispensabile per tenere aperti gli altiforni.
Per questo c’è bisogno di un piano e c’è bisogno di farlo presto; per farlo presto e bene c’è bisogno che il piano si faccia insieme alle imprese e insieme ai sindacati dei lavoratori. Ci vuole più concertazione di settore, perché solo questa assicura, di fronte a un bene intermedio per la produzione manifatturiera, di trovare le soluzioni migliori per l’Italia e, aggiungo, per l’Europa”.