Il Coronavirus sta incidendo in modo profondo anche nella città di Terni, dove, al momento, i dati parlano di 71 contagi (2 persone guarite). La città ha cambiato in parte volto, come tutto il resto d’Italia, per via delle restrizioni imposte dal Governo sugli spostamenti e il costante invito delle istituzioni a “rimanere a casa”.
Oltre alle strade semivuote, le vie deserte e i supermercati (troppo) affollati, la fermata dell’Ast e lo spegnimento di un inceneritore, in città si respira ‘aria nuova’ e anche il paesaggio fisico sembra aver subito qualche significativo mutamento; si sente meno la cappa dell’inquinamento che è solita attanagliare la conca e, anche ad occhio nudo, è sorprendente scoprire come si possano scorgere paesaggi che prima non erano visibile a causa della persistenza del sottile, ma onnipresente, strato di smog che incombe sulla città.
La città ‘invisibile’
Nell’esempio che riportiamo si tratta di una veduta della città dalla zona di Piedimonte e le foto sono state scattate dallo stesso punto di osservazione, nello stesso orario, circa le 10.00 del mattino (la nebbia incide dunque relativamente, ndr); una il 7 gennaio, l’altra nei giorni scorsi. È sorprendente notare il cambiamento che, ovviamente, non può essere del tutto attribuile alla cessazione del traffico regolare e dal fermo produttivo, così come affermato anche dall’Arpa nei giorni scorsi: “Da molte parti si mette in evidenza la riduzione dell’inquinamento in conseguenza dell’emergenza Covid-19: in questo rapporto (quello relativo al Covid-19, ndr) proviamo ad analizzare i dati di qualità dell’aria in Umbria in concomitanza dell’emergenza e le relative chiusure introdotte dai provvedimenti del governo in alcune postazioni di rilevamento dell’Umbria e prendendo in considerazione i parametri Particolato PM10 e Biossido di Azoto (NO2). Le postazioni sono quelle di Terni, Carrara, Le Grazie e Narni Scalo”.
La conclusione dello studio è che “In conclusione si può affermare che i provvedimenti dell’emergenza Covid-19 hanno influenzato in parte la riduzione degli inquinanti (più per l’NO2 che per il PM10) ma che le condizioni meteo sono state più determinanti”.
La nostra parte
Proprio ‘quella’ parte è quella che compete all’uomo ed è proprio in quella che si può fare la differenza cercando di adottare comportamenti più consapevoli nel rispetto dei bioequilibri che spesso vengono messi sotto stress dalle attività umane. Se è vero, come affermano molti scienziati, che il Coronavirus è il risultato dei nostri sbagliati interventi sugli equilibri dei biosistemi, è forse questo il momento per pensare e riflettere su altri possibili modelli di sviluppo.