Terni, rapine prostituzione e droga / Polizia sgomina clan paramilitare - Tuttoggi.info

Terni, rapine prostituzione e droga / Polizia sgomina clan paramilitare

Luca Biribanti

Terni, rapine prostituzione e droga / Polizia sgomina clan paramilitare

Trema la Politica della Provincia di Terni / La banda riforniva di droga politici locali
Ven, 06/02/2015 - 12:05

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Nella mattinata di oggi la Polizia di Terni ha messo a segno una maxi operazione, ribattezzata “Milot”, che ha portato all’arresto di 9 persone, tutte facenti parte di un clan paramilitare composto da cittadini Albanesi, che nella Provincia di Terni gestiva il traffico di droga, di prostituzione, ed era dedito a rapine e furti in abitazione. Il blitz della Polizia è scattato quando gli agenti hanno accertato che i malviventi stavano organizzando una rapina in villa nella Provincia di Terni, con l’intenzione, presumibilmente, di sequestrare i proprietari.

La banda,  secondo gli inquirenti, era ben organizzata e strutturata con a capo uno spietato 34enne che, nel corso di una rapina in villa a Bergamo compiuta quando aveva 20 anni, aveva utilizzato il macabro sistema della roulette russa (pratica che consiste nel caricare il tamburo della pistola con un solo proiettile allo scopo di terrorizzare la vittima, ndr) per estorcere denaro e preziosi ai proprietari.

L’uomo era stato condannato a 11 anni di carcere, ma dopo 9 anni era uscito e, giunto a Terni, aveva messo in piedi un nuovo sodalizio criminale al quale, secondo le indagini, prendevano parte, anche per brevi periodi, individui legati a rapporti di parentela con i vertici dell’organizzazione.

La banda che operava nel ternano aveva una struttura paramilitare; tutti  coloro che ne facevano parte si muovevano in modo solitario, senza utilizzare mezzi di trasporto. Anche la refurtiva non era detenuta, ma affidata a bande minori che gestivano il traffico del riciclaggio.

Raramente utilizzavano il telefono cellulare e quando lo facevano parlavano con  un linguaggio in codice: “andare a lavorare”, “andare a prendere una birra”, “andare a prendere un caffè”. Per comunicare si incrociavano di persona in luoghi prestabiliti che con cenni del capo, degli occhi e delle mani riuscivano a trasmettersi informazioni. In una delle intercettazioni il capo della banda parlava spesso con i familiari in Albania riferendosi a una tomba che avrebbe voluto costruire per il fratello morto durante una rapina in villa nel nord Italia (il proprietario lo aveva scoperto e aveva sparato con un fucile da caccia).

Il fatto che tutti i componenti della banda siano stati trovati in possesso di banconote da 500 euro ha indotto gli agenti a ritenere che stessero progettando di costruirsi lussuose ville in Albania. All’appello mancano ancora 3 individui che presumibilmente verranno fermati a breve. Le indagini, infatti, sono ancora aperte, come ha sottolineato il Questore Carmine Belfiore e potrebbero portare ad ulteriori sviluppi investigativi.

Nell’ambito dell’inchiesta è emerso un clamoroso retroscena. La banda, secondo la ricostruzione degli inquirenti, agiva anche nei paesi limitrofi a Terni; Narni, San Gemini, Amelia, Acquasparta, per non dare troppo nell’occhio. In questi paesi, la Polizia ha accertato che alcuni politici si rifornissero di droga proprio dal clan, circostanza che ha aperto un nuovo filone di indagine che avrà maggiori riscontri nelle prossime settimane. E’ probabile che la gang preparasse i ‘colpi’ sulla base delle confidenze di almeno 2 badanti, la cui posizione è ora al vaglio della Polizia.

Grande soddisfazione è stata espressa dal team che ha condotto l’indagine, il comandante della squadra mobile Petitti, il Procuratore della Repubblica Cesare Martellino e sostituto Procuratore della Repubblica Raffaele Pesiri: “I cittadini ternani devono avere fiducia nelle forze dell’ordine e nella giustizia – ha detto Petitti – questa operazione dimostra che le forze di Polizia ci sono e sono vicine alla città”. Non è escluso che la banda possa essere legata all’omicidio della vedova Listanti, ma su questo punto c’è il massimo riserbo  degli inquirenti.

Nella nota diffusa dalla Questura i dettagli dell’operazione: “50 agenti, tra appartenenti alla Squadra Mobile e agli altri uffici della questura, 2 unità cinofile provenienti da Ancona e 1 elicottero del Reparto Volo di Roma. All’alba, sono stati eseguiti 10 provvedimenti di Fermi di Indiziato di Delitto, emessi dal Procuratore Cesare Martellino e dal Sostituto Procuratore Raffaele Pesiri, nei confronti di altrettanti cittadini albanesi accusati di associazione a delinquere. Questi arresti si vanno a sommare a quelli del 30 dicembre scorso quando altri 5 membri della banda, sono stati arrestati dalla Polizia di Stato ternana sul raccordo Orte – Terni, con un carico di 5,50 kg di marijuana.

Le indagini hanno preso l’avvio da un normale controllo all’aeroporto di Fiumicino: a metà novembre, un cittadino albanese, residente a Terni e diretto a Dublino, mostra in uscita una carta di identità italiana. La Polizia di Frontiera si accorge subito che in quella carta c’è qualcosa che non va, infatti si tratta di una carta di identità originale e valida, ma rilasciata ad una donna: l’uomo ha sostituito la foto e modificato il nome dal femminile al maschile; quella carta risulta rubata un mese prima a Terni, durante un furto in abitazione nel quartiere di Borgo Rivo.

La Polizia di Stato ternana comincia così ad indagare sulle persone legate all’albanese presenti sul territorio. A seguito di una lunga e laboriosa indagine, scopre che a Terni opera una banda composta da alcuni soggetti dediti a più attività criminali. Legati fra loro da rapporti di parentela o di amicizia, in quanto quasi provenienti tutti dalla stessa città di origine, Milot, nel nord ovest dell’Albania (lo stesso nome che usano nelle telefonate per indicare Terni), queste persone hanno come unica attività il crimine.

All’interno del nutrito gruppo, i compiti sono chiari: una metà della banda si occupa dei furti e l’altra dello spaccio, entrambe le attività vengono portate avanti con dedizione e impegno, tanto che vi fanno riferimento sempre con il termine ‘lavoro’ “.

Ha collaborato Federica Pucino.

©Riproduzione riservata

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