Dubbi e ombre sulla morte di Mario Luongo, 82enne deceduto dopo il rinvio di due interventi che avrebbero potuto salvargli la vita
“I figli del povero sig. Mario Luongo si sono rivolti alla Nostra Associazione ed è stata presentata una querela poiché, dinanzi alla dichiarata assenza di anestesisti, la cui veridicità dovrà essere accertata al pari della opportunità di sottrarli ad un intervento finalizzato a preservare un individuo da morte certa, si dovrà accertare se la Regione Umbria od il Commissario Arcuri hanno adottato tutte le misure necessarie per il previsto potenziamento del sistema sanitario Umbro” – è quanto dichiarato dall’avvocato Massimo Longarini, referente territoriale dell’Associazione Codici.
I fatti
Secondo quanto ricostruito dai famigliari della vittima e dal legale dell’associazione si tratterebbe di un caso di malasanità che avrebbe provocato la morte dell”82enne Mario Luongo. L’uomo, con problemi cardiaci, è deceduto a novembre 2020, dopo il rinvio di un intervento chirurgico che avrebbero potuto salvargli la vita. Questo il motivo che ha spinto i famigliari a sporgere querela contro il sistema sanitario regionale.
La ricostruzione
Secondo quanto riferito dall’avvocato Longarini “Il Sig. Luongo Mario è deceduto presso la propria abitazione in Terni, in data 21.11.2020, per certificata “Cardiopatia-arresto cardiaco. Prima di allora è stato ricoverato presso l’Azienda Ospedaliera di Terni in data 31.03.2020 (sino al 07.04.2020), il 13.08.2020 (con dimissioni il 18.08.208) ed infine il 29.10.2020 (sino al 03.11.2020). Tutti e tre i ricoveri sono avvenuti presso il reparto di cardiologia del nosocomio ternano, il primo addirittura in terapia intensiva”.
Intervento necessario
In occasione del secondo ricovero del 13.08.2020 “per scompenso cardiaco riacutizzato” Mario Luongo è stato dimesso con l’impegno scritto dei sanitari a ricontattarlo “dalla UO di Emodinamica per essere sottoposto ad intervento di Mitraclip.” Così, in data 29.10.2020, l’Azienda Ospedaliera ha proceduto al terzo ricovero del paziente “programmato con prenotazione” dallo stesso Istituto di Cura con la seguente diagnosi di ammissione: “altre e non specificate malattie della valvola mitrale”.
“Insufficienza mitralica severa”
“All’atto del ricovero il Dr. Marco Bazucchi – spiega ancora l’avvocato – ha riferito di un’”insufficienza mitralica severa” con un intervento di mitraclip programmato per il 30.10.2020. Dopo 4 giorni di ricovero, tuttavia, il paziente è stato dimesso senza che fosse praticato allo stesso alcun intervento chirurgico (per quanto ritenuto talmente necessario da preconizzare, all’atto delle dimissioni, la necessità di un’ulteriore prenotazione all’uopo). Nella cartella clinica si legge quale motivazione del mancato intervento, una frase dal contenuto tanto grave quanto enigmatico: “la procedura programmata di valvuplastica mitralica con sistema di Mitraclip veniva rinviata causa la mancata disponibilità dell’anestesista in considerazione dell’emergenza Covid””.
Verso la morte
“Il paziente ha vissuto a casa gli ultimi giorni della propria esistenza in condizioni di grande sofferenza – continua Longarini – Ci si domanda come sia stato possibile dimettere un paziente, cardiopatico, che per prescrizione degli stessi sanitari dell’Azienda Ospedaliera avrebbe dovuto essere operato per la propria patologia, adducendo quale motivazione l’assenza di un’anestesista determinata dalla pandemia in atto”.
“Coronavirus non può essere la ragione”
“Il Coronavirus – conclude Longarini – ad un anno dal suo avvento ed a sei mesi dall’attenuazione della I fase della pandemia, non può aver rappresentato una ragione sufficiente per giustificare una carenza organizzativa talmente grave da annullare un intervento operatorio, urgente, programmato da settimane”.