Deve essere un appassionato velista il titolare di una concessionaria d’auto sottoposta a verifica fiscale dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Terni. Vendeva automobili ma fra i costi deducibili “scaricava” i canoni di leasing di una barca a vela di 15 metri ancorata nel porto di una cittadina laziale.
Sulla questione il testo unico sulle imposte dei redditi (art. 164) parla chiaro: le spese e gli altri componenti negativi di reddito relativi alle navi ed alle imbarcazioni da diporto sono deducibili per l’intero ammontare se queste sono destinate ad essere utilizzate, esclusivamente come beni strumentali all’attività di dell’impresa.
Le giustificazioni dell’imprenditore secondo il quale l’imbarcazione contribuiva all’incremento del fatturato aziendale non hanno quindi convinto i verificatori che, incuriositi, hanno esteso i controlli ad altre voci di bilancio.
La barca, d’altro canto, è stata da sempre considerata un indice di capacità contributiva piuttosto che uno strumento di agevolazione fiscale.
In effetti, dopo un attento controllo di tutti i costi registrati a carico dell’imprenditore sono state contestate spese indeducibili per oltre 800.000 euro.
Non è andata meglio all’amministratore di una società per azioni impegnata nella fabbricazione di strutture metalliche.
Nel corso dell’esecuzione di una attività di riscossione, in collaborazione con EQUITALIA S.p.A., gli stessi finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria di Terni rilevavano che la società, già debitrice nei confronti dello Stato per diverse centinaia di migliaia di euro di imposte e ritenute non versate, continuava ad omettere la corresponsione dei tributi dovuti: IVA, IRES, IRAP e ritenute.
D’obbligo è scattata la verifica fiscale. I finanzieri non hanno potuto far altro che constatare, negli anni 2010 e 2011, ulteriori imposte non versate per un ammontare complessivo di oltre 1.600.000 euro.
In particolare la società ha omesso versamenti dell’IVA per oltre 800.000 euro, dell’IRAP per 142.000 euro e di IRES per 132.000 euro. Inoltre ha omesso di versare le ritenute operate ai dipendenti per oltre 536.000 euro.
L’accertamento si è concluso con la denuncia dell’amministratore della società che dovrà rispondere davanti al magistrato per gli omessi versamenti di ritenute ed imposte per importi superiori alle soglie di punibilità stabilite dalla normativa penale tributaria (artt. 10 bis e 10 ter del D.Lgs. n. 74/2000).