Asta deserta, il Caos non lo vuole nessuno. Questa mattina sono state aperte le buste, si fa per dire, per verificare le offerte arrivate per una base d’asta da circa 700mila euro, ma nessuno ha dimostrato interesse per il bando proposto dal Comune che ora deve fare i conti con la scadenza dell’attuale contratto fissata al prossimo ottobre.
Non è certo quello che l’amministrazione si aspettava, come si evince dal rammarico dell’assessore Andrea Giuli: “Apprendo con rammarico che il bando è andato deserto – spiega il vicesindaco – nonostante i sei sopralluoghi effettuati da altrettanti soggetti, anche importanti. Non possiamo che prenderne atto. Sapevamo che la cifra annuale messa a disposizione per la concessione di servizi di durata quinquennale era contenuta, ma onestamente e oggettivamente, le finanze ingessate e drammatiche di palazzo Spada in questo momento non ci permettevano altro. Se l’importo a base d’asta era certamente non paragonabile a quello del contratto attuale – prosegue l’assessore con delega alla Cultura – va precisato che nel bando non c’era più il cespite oneroso di Carsulae, erano stati ridotti i giorni di apertura dei due musei, retrocesse la metà delle giornate a disposizione del Comune per quanto riguarda l’utilizzo del teatro ‘Secci’, avviato i lavori di efficientamento energetico in grado di produrre dei risparmi sulle utenze, pensando così di agevolare gli oneri per l’eventuale aggiudicatario. A questo punto ragioneremo subito sul da farsi, non escludendo in teoria alcuna soluzione, considerando che l’attuale appalto scade il 31 ottobre prossimo, a meno di eventuali altre possibilità previste dalle norme”.
Opposizioni all’attacco: “Questo esito era ampiamente prevedibile, viste le risorse, assolutamente insufficienti a disposizione dall’amministrazione e l’assoluta inidoneità del capitolato a recepire e sviluppare le potenzialità del complesso del Centro Arti Opificio Siri. Parliamo – sostengono Alessandro Gentiletti di Senso Civico, Francesco Filipponi del Pd e Paolo Angeletti di Terni Immagina – di una realtà che rappresenta un punto strategico e che deve essere il volano per il rilancio, soprattutto culturale, della nostra città, sulla quale tanto è stato investito in passato. Sollecitiamo questa amministrazione a procedere immediatamente ad un nuovo bando che sia all’altezza delle aspettative della città, capace di attrarre professionalità e garantire la continuità di funzionamento del polo”.
Proposta a 5 Stelle; il consigliere De Luca propone una soluzione partecipata alla gestione del polo culturale, coinvolgendo le associazioni del territorio: “A gestire il Caos siano le associazioni culturali della città attraverso un ‘maxi’ patto di collaborazione, che metta al centro i migliori progetti e le migliori idee fino ad oggi rimaste in un cassetto. Lo strumento c’è – afferma il consigliere pentastellato – il regolamento per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani. La città di Terni ha la necessità di un luogo di contaminazione, di confronto, di esperienza artistica diretta, di un organismo vivente e in crescita. Quello di cui sicuramente non abbiamo bisogno sono magazzini ammuffiti in cui accatastare tele e accrocchi oppure di salottini dove la setta dei poeti estinti può misurarsi nelle proprie conoscenze sul cugino della nonna del Poletti. Perché non guardare al distretto 798 di Pechino, ad un vero e proprio quartiere dell’arte contemporanea. Ad un distretto artistico che fino ad oggi si è concretizzato solo in due, tre totem pubblicitari e in quattro tavole di legno messe in croce? All’ingresso del Caos, vogliamo lo sportello unico degli eventi dove chi ha una buona idea non venga invitato ad andare altrove. L’arte non è un patrimonio di pochi – spiega ancora De Luca – Forse qualcuno sta scambiando la valorizzazione delle radici (fino ad ora calpestate) con l’isolazionismo genetico. Il Caos può diventare la piattaforma di una rinascita culturale della città, un centro polifunzionale dedicato al cinema, al teatro, all’architettura, alla videoarte e all’arte contemporanea. Basta essere in grado di coinvolgere, stimolare e soprattutto non demoralizzare e ostruire, eliminare gli orpelli burocratici che soffocano ogni iniziativa. I musei? Già da anni abbiamo avviato interlocuzione con Banca d’Italia per valorizzare l’ex sede di piazza Tacito per un museo cittadino al centro della città. Le professionalità le abbiamo, sono i lavoratori da tutelare che fino ad oggi hanno portato avanti la carretta ed a cui qualcuno vorrebbe dare il benservito. Basta costruire un modello di governance che metta insieme capitali privati e risorse statali, mantenendo il controllo nelle mani dell’ente. Basta solo avere idee forti e ambiziose… quelle che mancano”.