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Terni crisi Isrim, quale futuro per i lavoratori? / Polemica sui sindacati

Redazione

Terni crisi Isrim, quale futuro per i lavoratori? / Polemica sui sindacati

Ven, 25/10/2013 - 18:35

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Riccardo Foglietta

Si è svolta questa mattina, a Palazzo Spada, l’audizione dei presidenti dei gruppi e delle commissioni consiliari avente come tema centrale il futuro dell’ISRIM (Istituto Superiore di Ricerca e Formazione sui Materiali Speciali per le Tecnologie Avanzate) di Terni. Erano presenti il sindaco Leopoldo Di Girolamo, l’assessore regionale allo sviluppo economico ed alle attività produttive Vincenzo Riommi, l’assessore comunale allo sviluppo economico Sandro Piermatti ed il presidente del consiglio comunale Giorgio Finocchio. Come ha raccontato Emiliano Camuzzi, impiegato presso l’ISRIM: “Oggi sono qui, insieme ai miei colleghi, per conoscere il nostro destino lavorativo. Lunedì scorso era prevista, come punto all’ordine del giorno del consiglio comunale, una discussione sulla possibile messa in liquidazione dell’Istituto. Siamo però riusciti ad ottenere la sospensione della discussione del punto in questione, chiedendo che l’assessore Riommi venisse a riferire lo stato delle cose ai presidenti dei gruppi consiliari. L’urgenza dell’iniziativa è stata giustificata dal fatto che, per lunedì ventotto ottobre, è già stata fissata l’assemblea dei soci che dovrà decidere in merito alla messa in liquidazione dell’ISRIM. Francamente ci sembra incredibile che tanti “baracconi” in Umbria siano stati salvati grazie all’intervento delle istituzioni, mentre l’unico centro di ricerca presente nella provincia di Terni venga lasciato morire; tanto più che il socio di maggioranza dell’Istituto è SviluppUmbria (Società regionale per lo sviluppo economico dell’Umbria n.d.r.), società finanziaria della Regione.” Queste le parole di Alberto Zingaretti, ricercatore presso l’ISRIM: “Purtroppo pensiamo che la messa in liquidazione, a questo punto, verrà effettuata. Quello che, come lavoratori, vorremmo capire è se c’è la possibilità di non perdere le competenze maturate nel corso di una storia ventennale. C’è un piano per tutelare tali competenze, a cui più volte l’amministrazione pubblica ha attinto in passato e che, evidentemente, rappresentano una risorsa per il territorio? Ci tengo a precisare che i lavoratori dell’Istituto non sono stati, in questi anni, sulle spalle del pubblico ma che, al contrario, i nostri stipendi sono stati pagati grazie alle commesse eseguite ed anzi, negli ultimi tempi abbiamo lavorato nonostante ingenti decurtazioni allo stipendio proprio per aiutare l’azienda.” Al termine dell’audizione, avvenuto intorno alle ore 14:00, uscendo dalla sala consiliare Riommi ha avuto la possibilità di confrontarsi direttamente con i ricercatori e di dichiarare: “Sarebbe opportuno effettuare, nelle prossime ore, un incontro con i lavoratori ed i rappresentanti sindacali per verificare se esistono le condizioni per garantire la continuità operativa del sito. Fino ad ora sono arrivate, su carta intestata, due proposte imprenditoriali interessate al settore servizi dell’azienda; è chiaro che bisognerà verificare l’attendibilità e la concretezza di tali proposte. Dal mio punto di vista la soluzione ideale consisterebbe nel salvaguardare il settore ricerca ed i corrispondenti posti di lavoro grazie ad un investimento pubblico e, nel contempo, alimentare il settore dei servizi mediante iniziative private, che però allo stato attuale delle cose comunque non riuscirebbero ad offrire una adeguata copertura a tutti i dipendenti. Purtroppo l’Istituto eredita un ingente quantitativo di debiti e le istituzioni devono confrontarsi con questo dato.” In attesa di conoscere l’esito degli studi e delle trattative, però, fra i ricercatori dell’ISRIM serpeggiano diverse domande: “Chi dovrebbe assumersi la responsabilità dei debiti accumulati, nonostante l’eccellente lavoro svolto dai dipendenti? Chi ne pagherà le conseguenze? Perché devono essere i lavoratori ad informare i rappresentanti sindacali in merito alla necessità di un incontro con le istituzioni e, soprattutto, perché quei rappresentanti oggi non sono qui?”

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