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Terni, albergo di Narni evasore totale – 0 ricavi, 0 costi, 0 utili, 0 tasse

Un punto importante in materia di concorrenza leale fra albergatori ed operatori turistici è quello di distinguersi in serietà e correttezza rispetto agli obblighi fiscali, sia nei confronti dei turisti che nei confronti delle altre strutture ricettive e di ristorazione che le tasse le pagano regolarmente.

Non avrebbe ottenuto molti consensi dai colleghi il titolare di un albergo sulle colline della campagna di Narni, completo di ristorante e poche camere, circa 15, con affaccio sulla stretta gola del Nera e la conca ternana.
Meta di numerosi turisti intenzionati a visitare la suggestiva cittadina medievale dell’Umbria, costituisce, infatti, un ottimo luogo per evadere dal mondo reale ma anche da quello fiscale.

Lo hanno scoperto i militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Terni dall’esame delle dichiarazioni presentate negli ultimi anni dal proprietario, sulle quali erano indicati redditi percepiti pari a zero.
Zero ricavi, zero costi, zero utili, zero imposte. Niente di niente. Comunque un sensibile miglioramento rispetto all’anno precedente, visto che per il 2010 lo stesso titolare non aveva presentato alcun modello fiscale, violando completamente gli obblighi dichiarativi. Un’evasione totale. Dal fisco e dalla realtà.

A rilevare l’anomalia l’incrocio dei dati elaborati tramite le numerose banche dati in uso alla Guardia di Finanza. Partendo proprio da queste informazioni gli uomini della Compagnia di Terni hanno così deciso di aprire una verifica fiscale a carattere generale nei confronti della società.

Il volume di affari dell’attività è stato ricostruito tramite un attento esame della copiosa documentazione contabile reperita alla sede dell’albergo. Il resto è stato accertato tramite il registro della clientela, le dichiarazioni di soggiorno dei clienti, la documentazione extracontabile.

Oltre 1 milione di euro di elementi positivi di reddito occultati al Fisco, un’IVA dovuta di oltre 9 mila euro, un’IRAP di oltre 400 mila euro e la proposta avanzata alla locale Agenzia delle Entrate per l’applicazione delle misure cautelari a garanzia del credito erariale.