Continua ‘l’eterno’ dibattito sulla ristrutturazione del teatro Verdi di Terni, in particolare dopo l’intervento del prof. Vittorio Sgarbi che ha definito, nell’ambito di un convegno che si è tenuto nei giorni scorsi in città, il progetto attuale degno di “un cinema porno, un cesso”. Ovviamente l’uscita del professore, che ha citato il Verdi anche in occasione della sua partecipazione a Domenica In, è stata colta al volo dai ‘polettiani’, cioè un ampio fronte della cittadinanza culturalmente attiva in città che vorrebbe rivedere il teatro così come pensato dal Poletti, soluzione che per questioni di vincoli della Sovrintendenza non sarebbe possibile realizzare.
Già il 14 marzo 2017, Sgarbi aveva definito “atto nazista” l’eventualità di ‘toccare’ il Verdi, cioè stravolgere l’impianto originario voluto dal Poletti, aggiungendo: “Chi è il coglione che vuole farlo diverso dal progetto di Poletti? Qualunque altra idea rispetto a quella del Poletti è un’idea criminale – incalza Sgarbi – e di un gruppo di assassini che odia la propria città. Qualunque progetto estraneo a quello originario è criminale e io li inonderò di merda, che il terremoto sarà nulla a confronto”.
Così l’assessore ai Lavori Pubblici, Enrico Melasecche, al quale ‘non dispiace’ avere l’ultima parola, ha replicato anche a Sgarbi, sostenendo che il professore non solo non avrebbe mai accettato un confronto con l’amministrazione e la Sovrintendenza per chiarire la questione, ma sarebbe anche responsabile di “offendere chi ama l’arte”.
Ecco la nota dell’assessore Melasecche: “Quanto all’amico Vittorio Sgarbi, che stimo ed applaudo per la sua vastissima cultura e sensibilità artistica, per l’enorme capacità istrionica di sollevare polveroni politicamente scorretti, ricordo la visita che con il Sindaco facemmo a casa sua a Roma, in quel luogo magico all’ombra del campanile del Bernini di S. Ivo alla Sapienza, proprio per invitarlo a Terni per confrontarsi con gli esperti del Ministero e definire la linea da seguire nella riqualificazione del nostro teatro. Ho proposto più e più volte alla sua segreteria una visita all’attuale Verdi, tristemente sbarrato, congiuntamente alla Soprintendente per chiarire direttamente fra di loro, alla presenza del sindaco e del sottoscritto, le divergenze fra la linea di indirizzo certificata del Ministero Beni Culturali derivante dall’esistenza del vincolo e questa sorta di commedia dell’arte in cui soggetti fra loro molto diversi continuano per le ragioni più disparate ad esternare di tutto. Anche offendendo chi ama come loro l’arte, l’architettura ed il bello. Vittorio Sgarbi lo fa molto piacevolmente ma ben poco costruttivamente. Sono trascorsi quattro mesi da quell’incontro romano nella vana attesa che si passasse dalle parole ai fatti. Nulla è avvenuto se non l’ennesima esternazione da Mara Venier, uno dei salotti TV della domenica che, con tutto il rispetto, non è lo studio della Soprintendente sopra l’Arco Etrusco nè il gabinetto del Ministro, ma anche pochi giorni fa a Terni di fronte alla platea divertita dell’ottimo convegno sulla lotta ai pregiudizi”.