Il caso di Tbc verificatosi lo scorso giugno in una scuola elementare di Spoleto non lascia ancora tranquille alcune famiglie. Non sarebbero bastate la rassicurazioni fornite nei giorni scorsi dall’Asl all’amministrazione comunale sull’assenza di qualsiasi pericolo per la salute dei bambini e del personale. Alcuni genitori degli alunni delle prime classi, quelli cioè che non hanno mai avuto contatti con le persone che a vario titolo sono presenti nell’edificio scolastico, avrebbero infatti deciso di non mandare i bimbi a scuola in questo primo giorno, presumibilmente perché preoccupati da un possibile contagio. Si tratterebbe comunque di casi isolati, certamente non di una forma di protesta organizzata. Lo assicura la dirigente scolastica che, al telefono con Tuttoggi.info, ha dichiarato di non aver visto classi ‘a metà’, “anzi – afferma – i bambini sembravano esserci tutti; poi ci può essere la singola assenza, che però potrebbe dipendere da tanti fattori”.
La nota al comune – A gettare acqua sulle fiamme torna anche il dottor Franco Santocchia, direttore del presidio ospedaliero di Foligno, che di questa vicenda si è occupato in prima persona sin dall’inizio e che appena tre giorni fa ha inviato all’amministrazione comunale di Spoleto una nota in cui ricordava che “non vi sono situazioni legate al caso di TBC […] che necessitino dell’adozione di provvedimenti da parte di codesta autorità comunale e non ci sono elementi, riferiti a tale situazione, ostativi all’apertura dell’anno scolastico”. Lo ribadisce anche oggi a Tuttoggi.info, sottolineando che è in fase di conclusione il secondo ciclo di test (il primo era stato interamente negativo) sulle persone venute a contatto più sporadicamente con la bambina malata.
Rischio contagio è zero – “La quale – ha sottolineato Santocchia – si è completamente ristabilita e ha avuto un certificato che ne attesta la riammissibilità a scuola. Le persone risultate positive ai test – ha proseguito il medico – non sono da considerarsi malate e non possono essere in alcun modo contagiose. Il protocollo sanitario funziona e l’azienda non ha lasciato nulla al caso. Spero che le persone comincino a capirlo”. Non c’è alcuna conferma diretta invece, ma neanche una smentita, sul fatto che uno dei pazienti positivi sarebbe ancora sotto stretta osservazione per essere sottoposto ad ulteriori test.
Profilassi lunga e costosa – Pur non sussistendo un reale rischio di contagio, la preoccupazione delle famiglie può essere compresa. La positività ai test (come quello di Mantoux) impone comunque l’avvio di un percorso di profilassi lungo e laborioso che richiede tempo e denaro – come ha raccontato a Tuttoggi.info una mamma direttamente interessata – e che non tutte le famiglie riescono a sostenere con facilità.
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