Se avete in casa a Perugia un annesso locale caldaie, uno scantinato, un sottoscala, staccate la luce e munitevi di una torcia elettrica. E le riunioni nella sede della vostra associazione fatele a lume di candela, portandovi, d’inverno, guanti e sciarpe. In caso contrario, la “comodità” si paga con l’arrivo del bollettino della tassa sui rifiuti (Tari).
Il controverso articolo 3 del regolamento Iuc relativo alla componente rifiuti, quello sul quale nella precedente seduta c’era stata battaglia a Palazzo dei Priori, è tornato al centro del dibattito politico in prima Commissione, in vista dell’approdo in Consiglio, lunedì. Con un piccolo passo in avanti (o indietro, dal punto di vista della Giunta): saranno esenti dal pagamento della Tari quei locali privi di servizi di erogazione (gas, acqua, elettricità). Via, dunque, il “famigerato” comma 4bis dell’art. 3, quello che prevedeva il pagamento per tutti i locali, anche senza servizi di erogazione, dove la presenza di arredamenti e impianti o anche atti amministrativi ne consentano un utilizzo. Pure se non a fine abitativo, commerciale o economico. Ma se questi locali non dispongono di luce e riscaldamento, è l’obiezione mossa da Sorcini, sono di fatti inutilizzabili e quindi lì non si producono rifiuti. E allora la Tari non va pagata.
Un contentino passato anche con il voto della minoranza
Che però continua a puntare l’indice contro un’operazione, accusa, finalizzata a fare cassa, penalizzando pesantemente, in particolare, le associazioni presenti sul territorio. Bocciate le proposte alternative avanzate dalla pentastellata Cristina Rosetti, che in tema di Tari si è presentata ancora una volta molto agguerrita.
Dai banchi dell’opposizione attacca anche Tommaso Bori (Pd): “Per fare cassa la giunta Romizi costringerà tante associazioni a chiudere la propria sede. Legare l’esenzione alle utenze non risolve il problema, perché ‘salva’ solo una piccolissima parte di quei locali, non commerciali o ad uso comunque economico, oggi esenti”. Introducendo anche potenziali paradossi: il proprietario di un bar chiuso per cessata attività continuerà a pagare la Tasi se entra in quel locale anche solo per depositarci delle scatole di caramelle.
Tari, arretrati senza multa
In attesa di fuoco e fiamme in Consiglio, ci si muove per incassare da chi la Tari sicuramente la doveva pagare e non lo ha fatto. Entro il 30 aprile i perugini che non hanno pagato la Tari (la tassa sui rifiuti) nel triennio 2014 – 2016 possono mettersi in regola evitando le relative sanzioni. La prima Commissione consiliare di Palazzo dei Priori ha infatti approvato il regolamento per l’adesione a questa sorta di rottamazione delle cartelle sui rifiuti. Una sanatoria (delle multe, non della tassa dovuta) decisa a livello nazionale per consentire ai Comuni di cercare di recuperare bonariamente parte degli introiti persi. Per il Comune di Perugia la cifra persa nel triennio in questione è di circa 24 milioni di euro. Questo l’ammontare degli avvisi bonari di pagamento già recapitati ai proprietari degli immobili risultati non in regola.
La normativa nazionale lascia tuttavia liberi i Comuni di stabilire le modalità di riscossione. In realtà, si evita la sanzione, ma si paga un po’ più di quanto inizialmente dovuto: alla tassa riferita all’annualità “saltata” si aggiungono infatti gli interessi e le spese relative agli accertamenti ed all’attività di riscossione. Si tratta comunque di un vantaggio per il contribuente, ormai “beccato”, e per l’Ente, che può impinguare le proprie casse.
Come si aderisce
La volontà di adesione a questa formula agevolata deve essere manifestata entro il 30 aprile, pena la decadenza dal beneficio, con un’istanza, utilizzando l’apposita modulistica. Il pagamento viene poi effettuato mediante Modello F24, in un’unica soluzione entro il 30 giugno oppure a rate con le seguenti scadenze: 30 giugno 2018, 31 ottobre 2018, 28 febbraio 2019, 30 giugno 2019. Per gli importi complessivi (quindi riferiti anche al triennio) superiori ai 5mila euro si potrà chiedere una dilazione in 24 rate.
I soggetti passivi della Tassa sui rifiuti, non in regola con l’obbligo previsto, di dichiarazione, inoltre, possono presentare la dichiarazione a sanatoria entro il 30 giugno senza incorrere nell’applicazione delle sanzioni per omessa dichiarazione ed omesso versamento nella fase dell’emissione degli avvisi di accertamento.
Chi ha aperto un contenzioso, dopo aver provveduto al pagamento dell’intero importo dovuto per l’adesione alla definizione agevolata deve provvedere a ritirare la contestazione.
Infine, i perugini non in regola con gli obblighi dichiarativi della Tari, il cui termine è scaduto il 30 giugno 2017, possono presentare la predetta dichiarazione entro e non oltre il 30 giugno 2018 senza incorrere nell’applicazione delle sanzioni in fase di accertamento del tributo.
Per facilitare l’adesione alla procedura agevolata, entro 30 giorni dall’entrata in vigore del regolamento i contribuenti potenzialmente interessati (quindi, presumibilmente non in regola ed a rischio accertamento, se non già effettuato) riceveranno una comunicazione a casa (o tramite email) con il “conto” dei debiti al 31 dicembre 2017.
Forza Italia: giù l’Imu
Ed in tempo di campagna elettorale, mentre a Roma tutti i leader propongono un taglio di questa o quella tassa, a Perugia Forza Italia torna a chiedere al proprio sindaco Andrea Romizi una sforbiciata all’Imu sulle seconde case sfitte o locate a canone concordato. Torna a chiedere, perché soprattutto con Armando Fronduti (che oltre alla carica di consigliere comunale, ricopre quella di presidente di Confedilizia) sin dal giorno successivo alla sua elezione è stato ricordato al sindaco come nel programma di governo fosse stata indicata una riduzione dell’imposizione fiscale sulle seconde case.
A Perugia, una platea di circa 79mila famiglie proprietarie, che assicurano un introito Imu di 52 milioni di euro l’anno. Se si aggiungono gli introiti garantiti da Tari, addizionale Irpef e Tosap, ecco che si arriva ai 137 milioni di entrate garantite solo dalla categoria dei proprietari di immobili. Da qui l’ordine del giorno firmato dallo stesso Fronduti e dagli altri consiglieri azzurri Luciani, Castori e Tracchegiani perché l’amministrazione comunale dia un segnale in questa direzione, riducendo di un punto (dal 10,60 al 9,60 per mille) l’Imu per i contratti concordati che beneficiano della cedolare secca al 10 per mille.
Tra l’altro, gli 11.980 contratti registrati all’Agenzia delle entrate dimostrano che la misura agevolata ha contribuito a limitare il fenomeno degli affitti in nero, particolarmente diffuso a Perugia. Ma il calo degli studenti (25mila in meno dal 2008 a oggi) ha portato ad avere a Perugia circa 3mila abitazioni sfitte, che si aggiungono ai 6500 appartamenti costruiti e non venduti. Con aree come Monteluce (dopo il trasferimento della facoltà di Medicina) o la stazione di Fontivegge che hanno visto crollare la domanda, ma dove le rendite catastali (quelle su cui si calcola l’Imu) restano molto elevate. Ecco perché si chiede di ridurre l’aliquota Imu anche sugli immobili sfitti, abitazioni e capannoni industriali.