Città di Castello

“Tabacco alla resa finale”, disperato appello agricoltori altotiberini “Salvate filiera”

L’attuale situazione del settore tabacco in Umbria, così come anche nelle altre aree tabacchicole italiane, “è alla resa finale”. Lo dice un gruppo di liberi agricoltori storici dell’Altotevere, che hanno deciso di far sentire la loro disperazione e denunciare una situazione non più sostenibile, a quanto pare senza un futuro né per loro né per i loro dipendenti, dati i costi di produzione più alti dei prezzi pagati e dei relativi contratti stipulati.

Se non si prendono provvedimenti seri e tempestivi il rischio di un completo collasso è inevitabile” dichiarano gli agricoltori chiedendo interventi urgenti e necessari per la difesa del settore tabacco, come il riconoscimento dei maggiori costi di produzione prima dell’inizio dei ritiri della campagna 2021: “I costi di produzione in questa campagna produttiva sono aumentati in modo anomalo, con incrementi importanti in particolare quelli energetici, manodopera, attività agronomiche e input chimici”. Da una prima valutazione si stimano infatti aumenti di circa il 20%, ossia 50 euro a quintale di prodotto finito.

Tra le altre richieste dei tabacchicoltori altotiberini vi sono quella di rivedere con urgenza la nuova Politica agraria comunitaria sul tabacco, con misure di intervento a sostegno del settore attraverso politiche regionali e nazionali, oltre che con azioni di supporto alla diversificazione per la creazione e lo sviluppo di attività laubor intesive nelle aziende tabacchicole.

Se la politica non riesce a trovare una sintesi con le multinazionali – concludono – si deve lavorare ad un piano di riconversione per le aziende storiche che hanno coltivato negli ultimi anni. Chiaramente con questa seconda soluzione, se avvallata, resteranno senza lavoro migliaia di lavoratori, che difficilmente troveranno una ricollocazione nei territori tabacchicoli. Senza contare le difficoltà economiche delle aziende già provate dalla crisi del settore, con varie esposizioni bancarie”.