Successo sull'Isola Maggiore / Giuseppe Gulotta e i suoi 22 anni di carcere da innocente / Mogol incanta il pubblico dell'Isola del Libro - Tuttoggi.info

Successo sull'Isola Maggiore / Giuseppe Gulotta e i suoi 22 anni di carcere da innocente / Mogol incanta il pubblico dell'Isola del Libro

Redazione

Successo sull'Isola Maggiore / Giuseppe Gulotta e i suoi 22 anni di carcere da innocente / Mogol incanta il pubblico dell'Isola del Libro

Lun, 09/09/2013 - 11:32

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Diario dall'Isola del Libro Trasimeno. Il resoconto delle due giornate del secondo fine settimana dedicato al libro e alla lettura. Un grande successo di pubblico per gli eventi di Giuseppe Gulotta e Mogol.

La mostra di Enrico Valentini. Secondo giorno ricco di appuntamenti per l'Isola del Libro Trasimeno. Testimonianze. Ad aprire la giornata di sabato l'inaugurazione della mostra fotografica “Presenze” di Enrico Valentini, che con il suo obbiettivo ha immortalato vent'anni di storia dell'Umbria.

L'Urlo di Beatrice. A seguire la presentazione del thriller-noir di Mauro Tippolotti “L'Urlo di Beatrice”. “A questa storia sono arrivato, spiega il politico, amministratore, pittore e oggi anche scrittore, attraverso una cena tra amici. Due semplice chiacchiere di circa vent'anni fa con un'amica archivista. Si parlava di un documento che le era arrivato le tra le mani. Il libro -prosegue l'autore – parte da uno stupro subito da Beatrice mentre viaggiava accompagnata dal marito e da due uomini tutti rapinati e picchiati da quattro malviventi che poi hanno violentato la donna. I quattro furono condannati alla decapitazione. L' Urlo, racconta di una vendetta tramandata di padre in figlio e che dura sei secoli. Il perchè? Quattro balordi che nel 1470 stuprano una pellegrina e vengono condannati a morte, ma la decapitazione non permette all'anima di andare nell'aldilà”.

Alkmar e la storia di Giuseppe Gulotta. Gli ospiti dell'Isola del Libro sono poi stati trascinati nel pomeriggio in una storia umana e giudiziaria straziante. Ventidue anni in carcere, trentasei per ottenere giustizia dopo una condanna per l'omicidio mai commesso di due giovani carabinieri. È questa la storia di Giuseppe Gulotta e del suo Alkamar. Un calvario come lo hanno definito i corelatori Anna Mossuto, direttore del Corriere dell'Umbria e Fabrizio Bracco, assessore alla cultura della Regione Umbria. “Per 36 anni sono stato un assassino poi con la revisione del processo e l'assoluzione sono tornato come tutti gli altri – questo il commosso ricordo di Gulotta – La mia giustizia e la mia innocenza me l'hanno ridata i magistrati che hanno capito davvero quello che mi è successo. Mi hanno picchiato, legato ad una sedia e fatto confessare un delitto che non avevo mai commesso. Mi hanno sputato addosso, insultato e rinchiuso in carcere. Le scuse delle Istituzioni, che non sono mai arrivate, non vanno a me, ma ai familiari e ai due carabinieri morti. Per anni lo Stato ha dato loro solo colpevoli fasulli”. “Un libro che commuove e indigna e soprattutto mette in luce, non un trionfo della giustizia, avvenuto con la revisione del processo e l'assoluzione di un uomo che ha passato in carcere 22 anni ingiustamente, ma la negazione stessa della giustizia”, queste le parole di Anna Mossuto, direttore del Corriere dell'Umbria alla presentazione del volume Alkamar. “Un libro che ho letto con grande tensione e rapidamente. Di pagina in pagina cercavo le risposte alle domande – spiega Fabrizio Bracco assessore regionale alla cultura – risposte che non arrivavano mai. Qui c' è la storia d'Italia degli ultimi 50 anni”.

La domenica. L'importanza delle parole. Il senso profondo della vita e dell'onestà. Moralità e spiritualità. L'Isola del Libro diventa un luogo di discussione dove approfondire le grandi tematiche sull'esistenza. Se ne parla in un giardino che si staglia sul Trasimeno in un clima conviviale e disteso senza presunzione, ma solo per il piacere di confrontarsi e ascoltare quello che nei libri c'è oltre alle parole. Ospiti e relatori d'eccezione Mogol, il giornalista Rai Mino Lorusso e lo scrittore Marco Rufini. È l'essenza stessa della Kermesse entrata nel suo vivo.

Argo. Una storia italiana. La vita di un italiano “contro” raccontata da Anton Carlo Ponti. Quella di Argo Secondari, 1895-1942. Una vicenda umana che attraversa tutta la prima metà del Novecento, tra giovanili avventure in terre straniere e lontane, gli orrori della Grande guerra, la nascita della dittatura, la repressione, la vendetta, la tragica damnatio memoriae. “Argo”. Questo il racconto, fra documento e immaginazione, fra passione e ideologia, dei brevi anni di un eroe suo malgrado, destinato, dalla violenza delle cose e della sorte, all'impietosa imperscrutabilità della storia. Ma “Argo” ha in sè il profondo senso del perdono e della grandezza dello spirito.

Mogol. “Il libro ancora è vivo ed è importante – spiega Lorusso – Esiste un malato grave oggi che è la parola. In questi ultimi decenni se ne fa un uso spropositato spesso senza comunicare nulla. Ma esiste unità tra la parola il creatore e la verità. La parola oggi sembra andare in una direzione e la verità dall'altra. Nella crisi della parola vi è la crisi della verità. Quindi l'invito è riappropriarsi della parola, della nostra anima di quello che lasci una traccia nelle coscienze di tutti noi”. Se esiste qualcuno che ha lasciato con le sue parole un segno indelebile questi è proprio Mogol, un libro di aforismi il suo “Ciliegie e Amarene”, perché “scrivendo cose brevi si corre meno il rischio di sbagliare”, suscitando il sorriso nei moltissimi presenti, poi il tono si fa serio e mai serioso “La parola è un insieme di suoni che diventa un fatto concreto nel momento in cui rispetta la verità – argomenta l'autore alla folla rapita – Il problema oggi è essere fedeli alla verità e cercare di fare delle ricerche oneste, e questa confusione la pagano gli ingenui che alla fine finiscono di credere alle bugie. Noi non siamo eterni c'è una scadenza e se noi non rispettiamo questa vita abbiamo fallito. Abbiamo vissuto invano. “Chi accetta di essere vittima fa parte della truffa” accettare qualsiasi cosa succeda con rassegnazione così ci si può opporre con le parole se queste hanno un senso altrimenti aiutano le bugie”.

“Quasi re” Fortebraccio da Montone. È sempre Mogol ad introdurre anche l'opera di Marco Rufini “Questo libro – spiega Mogol- l'ho letto e non ho potuto lasciarlo mi ha tenuto lì attaccato alla lettura. Questa è la storia di Fortebraccio, un personaggio straordinario che non merita di non essere noto. Un uomo che è rimasto orfano dei genitori perché la famiglia avversa ha massacrato i suoi cari. Rimase a Montone vendicò la famiglia per poi essere costretto a darsi alla fuga divenendo capitano di ventura. Costruì un esercito potentissimo con il quale assediò anche Roma. Visse nel 1400 questo personaggio straordinario. Un uomo, poco italiano oserei dire per il suo carattere ma con la grande ambizione di unire questo nostro paese”.

Sabato prossimo si riparte con un nuovo fine settimana ricco di appuntamenti. IL PROGRAMMA

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