Giornata di mobilitazione degli studenti, anche in Umbria. Quelli delle scuole superiori e gli universitari. Uniti, pur con esigenze in parte differenti, da una richiesta: più investimenti per l’istruzione, più considerazione per gli studenti e superamento dell’emergenza Covid.
In mattinata in piazza Italia, sotto i palazzi della Regione, si sono ritrovati sotto le bandiere dell’Unione degli studenti. Tante le criticità scandite con il megafono: l’assenza in molti istituti di un adeguato supporto psicologico, anche in presenza di avvenimenti gravi; carenza di spazi adeguati; costi eccessivi per i trasporti (di cui si chiede un potenziamento) e per i libri; un metodo didattico e di valutazione troppo legato al mero voto.
Davanti alla Regione si sono poi ritrovati i ragazzi che hanno risposto alla mobilitazione nazionale di Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari. Sostanziali cambiamenti nell’approccio alla stesura del PNRR locale e agli investimenti dedicati a giovani e studenti è la principale richiesta. Lamentando l’assenza di investimenti in materia di diritto allo studio, accesso alla formazione, servizi e inserimento nel mondo del lavoro per i giovani di una regione che è da anni ormai territorio di forte emigrazione giovanile.
Così Caterina Bigini, coordinatrice di “Altrascuola – Rete degli Studenti Medi Umbria”: “In questa piazza prendiamo in mano le redini del nostro presente per costruire il nostro futuro: vogliamo un investimento serio nel diritto allo studio e nei servizi studenteschi, per non essere costretti a pagare fino a 800€ all’anno tra materiali didattici e trasporto pubblico. L’istruzione dovrebbe essere gratuita e universale”. E Francesco Palmiotto, neoeletto presidente della Consulta Provinciale degli Studenti di Perugia ha aggiunto: “Dopo due anni di lockdown e Dad rientriamo in una scuola che non riconosce le nostre necessità: non esiste alcuna forma di supporto psicologico, non esiste alcuna forma di educazione sessuale se non quella controllata da frange confessionali e oscurantiste che a volte si rivela pura propaganda senza alcuna rispondenza con la realtà che studentesse e studenti vivono nelle relazioni interpersonali. Non è questa la scuola pubblica che vogliamo!”.
“Anche per chi è iscritto all’università – ha detto Aleph Bononi, vice coordinatore della ‘Sinistra Universitaria – Udu Perugia’ – la situazione non migliora: nel rapporto presentato pochi giorni fa in Senato dall’Udu, abbiamo denunciato come la spesa media annuale per una persona iscritta all’università supera i 5000€ e può arrivare fino a 10.000 se si è fuorisede. L’impatto più grande lo hanno l’affitto (per circa il 27% del totale), i materiali didattici e il trasporto pubblico, che ha visto un aumento del prezzo di circa il 30% nel centro-Italia”. E ha concluso: “Servono delle risposte immediate, anche per garantire una prospettiva occupazionale a migliaia di neolaureati a cui la nostra Regione, con una nuova legge sulle politiche attive per il mondo del lavoro del tutto insufficiente, non riesce a dare quasi niente”.
Intanto l’Università degli Studi di Perugia ha approvato il protocollo per garantire lezioni in presenza nelle fasi 2 e 3 del Covid. Una modalità, è stato spiegato, che resta la priorità.
(ha collaborato Tommaso Benedetti)