Era il 6 marzo del 2013, quando le due dipendenti della Regione, Margherita Peccati e Daniela Crispolti hanno perso la vita sotto i colpi esplosi dalla pistola di Andrea Zampi. L’uomo, armato di una pistola Beretta 9 per 21 entrò negli uffici del Broletto e fece fuoco contro Margherita di 61 anni e Daniela di 46 anni. Seminando il terrore al quarto piano del palazzo, quell’uomo, affetto da disturbi mentali, ha lasciato dietro di se una strage che l’Umbria non potrà mai dimenticare.
Due donne che stavano svolgendo il loro lavoro, hanno perso la vita per il gesto di un uomo con pregressi problemi psichici che ha poi usato quella stessa pistola per togliersi la vita. A muovere la furia dissennata di Zampi, la rabbia per i mancati finanziamenti alla sua azienda.
Sul caso, che potrebbe sfociare in processo, restano le iscrizioni al registro degli indagati per le quattro persone che a vario titolo autorizzarono il porto d’armi ad uso sportivo che l’assassino utilizzò per acquistare l’arma del delitto. Indagini nei confronti delle quattro persone iscritte al registro degli indagati che sono state dichiarate concluse lo scorso gennaio.
Il 415 bis è stato quindi notificato dagli uffici del sostituto procuratore titolare delle indagini Massimo Casucci al medico che rilasciò il certificato utile a Zampi per richiedere il porto d’armi ad uso sportivo con il quale acquistò l’arma del delitto e ai tre funzionari della questura che istruirono la pratica e consegnarono il documento al futuro omicida/suicida.
Secondo il pm però quella strage forse si sarebbe potuta evitare non fosse stato per alcune presunte condotte colpose che hanno permesso a Zampi di comprare una pistola nonostante i Tso (trattamenti sanitari obbligatori) che aveva alle spalle ed una storia clinica fatta di trattamenti volti a curare disturbi del comportamento (elettroshock).
I quattro (di un quinto indagato la posizione è stata archiviata) difesi dagli avvocati Franco Libori, Rita Urbani, Francesco Falcinelli e Alessandro Stentella, sono quindi imputati a vario titolo di concorso con apporto causale indipendente all’omicidio doloso. Il medico in particolare sarebbe accusato di aver falsamente attestato l’assenza di disturbi mentali pur sapendo che lo Zampi fosse seguito per disturbi mentali e avendogli più volte lui stesso prescritto sostanze psicotrope.
Rispetto ai funzionari della questura che rilasciarono il porto d’armi i capi di imputazione farebbero riferimento ad imprudenza, negligenza e imperizia per non aver verificato e accertato nella banca dati la presenza di un decreto di divieto assoluto di possedere armi diretto dalla Prefettura allo stesso Zampi.
L’udienza davanti al Gup Luca Semeraro si è risolta questa mattina con un rinvio a causa di un difetto di notifica ad uno degli imputati. Richieste anche le costituzioni di parte civile dai familiari delle due vittime. Si torna in aula il 21 gennaio.