Spoleto, palpeggiò seno e sedere a madre e figlia, 68enne condannato a 15 mesi - Tuttoggi.info

Spoleto, palpeggiò seno e sedere a madre e figlia, 68enne condannato a 15 mesi

Redazione

Spoleto, palpeggiò seno e sedere a madre e figlia, 68enne condannato a 15 mesi

Gio, 26/04/2012 - 14:25

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Jacopo Brugalossi

Un anno e tre mesi di reclusione. E’ questa la condanna che il Tribunale di Spoleto, composto dai giudici Laudenzi, Fornaci e Olivieri, ha emesso nei confronti di un uomo accusato di aver palpeggiato al seno e al sedere due donne, rispettivamente madre e figlia di 54 e 21 anni, residenti a Roma ma in vacanza, all’epoca dei fatti, presso un immobile di proprietà del molestatore. La condanna è stata inflitta ad un 68enne nato a Castel Ritaldi e residente a Giano dell’Umbria.

I fatti – Tutto si svolse nel giro di pochi minuti il 7 agosto del 2007, quando per altro la più giovane delle donne era minorenne. Secondo quanto riportato dalle carte processuali, l’imputato prima sorprese la ragazza mettendole una mano sul sedere mentre era intenta a fare colazione, quindi utilizzò la scusa della rimozione di un nido di vespe nel retro dell’abitazione per appartarsi con la madre e stringerle con forza il seno. Allo choc della donna l'uomo rispose mostrando una calma serafica: “ho capito, ho capito che con te bisogna aspettare”. Sempre secondo i fascicoli processuali, inoltre, il nido di vespe avrebbe fornito all’imputato il pretesto per allontanare la donna dalla cucina e impedirle di sentire i richiami della figlia, anche lei in stato di confusione per il palpeggiamento appena subito.

Solo un equivoco – I difensori dell’imputato, gli avvocati Francesco Laconica e Luigi Spaziani del Foro di Roma, avevano chiesto l'assoluzione con formula piena. La linea della difesa è stata quella di far apparire le attenzioni dell’imputato nei confronti delle donne come prive di malizia, o per lo meno recepite in modo errato dalle vittime che, in uno stato d’animo già non felice per una vacanza che aveva disatteso le loro aspettative, potevano essere propense ad attribuire a qualsiasi gesto dell’uomo un secondo fine.

Risarcimenti – La condanna ad un anno e tre mesi di reclusione, pena sospesa anche in virtù della fedina penale immacolata dell'uomo, ha accolto quasi in pieno la richiesta del pubblico ministero Mara Pucci (20 mesi). Accolte solo in minima parte, invece, le richieste delle parti civili avanzate dall’avvocato Maria Letizia Angelini Paroli del Foro di Spoleto, che aveva chiesto per figlia e madre rispettivamente 40mila e 30mila euro quale risarcimento dei danni subiti: il collegio giudicante ha invece condannato l’imputato a versare in tutto 4mila euro, 2mila a vitima, e di provvedere al pagamento delle spese processuali.

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