Carlo Ceraso
L’Inps di Spoleto traslocherà entro la prossima primavera. E’ quanto può anticipare Tuttoggi.info dopo che fonti molto vicine al cda del presidente Antonio Mastropasqua hanno confermato la decisione presa dal board di via Ciro il Grande a Roma. Dunque gli uffici di via Pietro Conti, sede ritenuta finora strategica per andare incontro alle esigenze dell’utenza a cominciare da pensionati e diversamente abili, dovranno traslocare a breve, questione di qualche mese. Dove? E’ presto detto. Grazie alla recente fusione con l’Inpdap, gli uomini del supermanager Mastrapasqua (alla ribalta delle cronache per i suoi 25 incarichi e 1,2 milioni di reddito l’anno) hanno pensato bene di spostare gli uffici a piazza Campello, nel punto più alto del centro storico dove solo la navetta può arrivare. Perché di posti auto ce ne sono davvero pochi, divisi fra residenti e i politici che affollano palazzo comunale: ammesso poi che si abbia il permesso per entrare nella Ztl. Certo, c’è sempre la ‘scala santa’, la mobile che collega via Cacciatori delle alpi alla Rocca albornoziana, infrastruttura difficile per un anziano, impossibile per invalidi e diversamente abili.
Per tutti comunque , cassaintegrati e disoccupati inclusi, ci sarà da metter mano anche al portafogli. Almeno 3 euro per la navetta, più di 4 euro in caso si voglia parcheggiare da queste parti. Dove la sosta, in via Cacciatori delle alpi, neanche fossimo al Colosseo a Roma o a piazza San Marco a Venezia, costa 2 euro l’ora. E’ la legge (si fa per dire) della spending review: l’Inps, a occhio e croce, risparmierà non meno di 100mila euro fra affitto (84mila euro) e spese di funzionamento. Ma nessuno si è preoccupato quanto costerà alle tasche dei cittadini.
E pensare che la sede di Spoleto, a detta della stessa utenza, è un esempio di efficienza e soddisfazione. Più di 70 accessi al giorno, 18.200 l’anno, che domani dovranno fare i conti con nuovi disagi. Resi ancor più pesanti specie per l’utenza che proviene da Norcia, Cascia, Campello o Castel Ritaldi.
La decisione rischia di essere adottata fra il silenzio generale. E l’inerzia dei sindacati che, a quanto sembra, sarebbero stati messi a conoscenza già da settimane del rischio che i cittadini stavano correndo. Ma al di là di buoni propositi Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilpensionati non hanno finora ritenuto di dire nulla, nonostante le promesse di alzare barricate e far muovere persino i parlamentari umbri.
Difficile ipotizzare che l’istituto di previdenza possa tornare indietro. Di sicuro le istituzioni locali, che a quanto è dato sapere non sono state informate della decisione, potrebbero affrontare la questione proponendo magari qualche soluzione alternativa: di uffici e locali vuoti ce ne sono pure troppi.
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