Categorie: Cultura & Spettacolo Spoleto

Spoleto, dal ponte delle torri scende un immenso saio di tela / L'ultima opera del maestro Borozan

Si chiama “Jan MMXIII” l’ultima e più ambiziosa opera realizzata dal maestro Igor Borozan, sarà esposta sull’arcata centrale del Ponte delle Torri, mastodontica opera alta più di 80 metri, simbolo della città di Spoleto. L’installazione rappresenta un saio francescano per la cui realizzazione sono stati utilizzati 550 metri quadrati di tela grezza color avorio.

L’opera sarà presentata per le Giornate Europee del Patrimonio 2013 promosse dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. E’ un’opera contemporanea che racchiude il concetto di radice profonda della terra umbra, del suo legame inscindibile con l'acqua, elemento alla base della vita che sembra essere capace di mantenere una memoria, una sorta di “impronta” con le sostanze con cui viene in contatto. E così è affascinante credere che, questa acqua, che da secoli passa e scorre nella nostra terra, porti con se un “ricordo”, un messaggio d'altri tempi.

Borozan, che da oltre cinque anni, lavora al progetto, ha tratto ispirazione proprio da questi elementi naturali, soprattutto dal contrasto cromatico tra l’ocra gialla ed il verde foglia, la madre terra che risorge e si rinnova costantemente attraverso l'acqua. E proprio nella straordinaria scenografia naturale umbra si inserisce il saio del maestro Borozan che, con i suoi 21 mt di altezza, dominerà il “pons inter torres”, come veniva chiamato il Ponte, un luogo oscuro sotto certi aspetti che, in questo modo, ha l’opportunità di riscattarsi e di risorgere a vita nuova con forza e speranza.

Pur essendo un'opera contemporanea, il taglio del tessuto porta un disegno dedicato a san Francesco. Per questo l'esposizione del saio sarà una sorta di “apparizione”, breve ed intensa. La 'camicia' è sicuramente il liet motiv di Borozan, essa si trasforma come una crisalide, è il corpo che diviene una sorta di involucro, come un contenitore “a perdere”. Le sue camicie, piccole o giganti che siano, dipinte, incise o realizzate in terza dimensione sono la metafora dell'essere umano attraverso il quale entra ed esce acqua, luce, vento in una sorta di ciclo continuo tra vita e morte, tra dare ed avere.