Ci fu un tempo in cui all’orizzonte del deserto dei Tartari spoletini si pavesò una tribù di genia arabo-statunitense (e già così fa tanto ridere…) che sullo stile dei Re Magi si recò in visita allo Spoleto Calcio, derelitto e abbandonato, con le pezze sui fondelli, portando con se ingenti doni (così dicevano nella tribù) per far capire ai tartari quanto fosse conveniente imparentarsi con questa strana ma sostanziosa genia.
Ma la piccola storia triste, dopo un annetto di bailamme e nonostante un campionato pedatorio di discreto livello (2° posto in classifica nella serie D), vede, ahinoi, anche diversi cambi nella compagine, dirigenti che vanno e vengono , allenatori si e allenatori no, stadio di campagna si e invece quello di città, no.
Quando poi si arriva (lo scorso 24 agosto) al momento del “dare moneta vedere cammello” (scadenza dell’iscrizione al campionato di Eccellenza) eccoti il finale con sorpresa: by by Tartari spoletini!
Niente iscrizione, come detto, e morte e sepoltura annunciata dello Spoleto Calcio, con barzelletta finale: la grande fuga dei Magi Arabo-statunitensi, che si dileguano alla ricerca di nuovi deserti e relative tribù da omaggiare (già molte altre terre avevano esplorato).
Si ricorda ai più, peraltro, che Magi è derivazione del termine greco mágoi o anche popolarmente noto come “maghi”.
Ecco spiegato il barbatrucco alla mago Silvan insomma. E meno male che non si è trattato del più noto (televisivamente parlando) Mago Otelma, quello si un vero trucco e parrucco.
E pensare che il giorno dell’avvento dei Magi a Spoleto, sottovoce, si sprecavano i “chissà” e i “mah…”. E non era nemmanco Natale!
Ma è tipico dei tartari spoletini dir male sottovoce e poi fare i giulebbosi coram populo.
Chi non ci ha visto chiaro (ma non è una novità in senso generale) è stato il sindaco Umberto de Augustinis che senza tanti fronzoli aveva trovato il modo di negare l’affidamento dello Stadio Comunale ai maghetti. Salvando almeno dalla disfatta, la preziosa tenda beduina.
E così i Tartari e il calcio spoletino dovranno riconsiderare se stessi sin dalle radici e probabilmente rifondarsi con una buona dose di umiltà e pentimento, magari con un bel periodo di rieducazione forzosa, che non fa mai male. Lo diceva anche Mao Tze Tung. Amen!