Vincenzo Sgalla (dopo aver passato il testimone alla Paggio) bocciato dai compagni della Cgil di Terni ma anche da territori del perugino
Non si ricorda a memoria d’uomo, pardon lavoratrice e lavoratore umbro iscritto alla Cgil, che la categoria dei pensionati (Spi), la più potente per iscritti e soprattutto per il forziere, potesse venire commissariata. Ma a Roma, dopo la debacle per l’elezione del nuovo segretario regionale, Vincenzo Sgalla, non si intravedono altre soluzioni.
Una “partita” politica iniziata male e finita peggio. Eppure le alternative, a detta di iscritti e quadri, c’erano.
Ma proprio dalla Capitale si è preferito andare al muro contro muro, imponendo l’incoronazione di Sgalla e, come ai bei tempi del minculpop (o delle vetuste case reali), con tanto di inviato speciale (o reggente la cattedrale di Canterbury), all’anagrafe Ivan Pedretti, il Segretario generale italiano dello Spi.
Le manovre di palazzo fin lì attuate (Sgalla avrebbe preso il posto della orvietana Maria Rita Paggio, eletta alla guida della segreteria generale regionale confederale appena due mesi fa, sostituendo proprio l’aspirante segretario Spi) si sono infrante nel volgere di una assemblea, come quelle di fantozziana memoria ma, stavolta, senza i “novanta minuti di applausi”.
Perché la “base” ha dimostrato, con uno scatto di orgoglio più unico che raro di questi tempi, che di imposizioni dall’alto non ne vuol sapere. Supportata ovviamente dal fuoco ‘amico’.
Inutile presentare Sgalla come il “riformista” indispensabile a scardinare “vecchie logiche e prassi” come sosteneva qualche dirigente – che di fatto sarebbe come sconfessare l’ultimo segretario Spi umbro ovvero proprio la neopromossa Paggio con cui si sarebbe dovuta attuare la ‘staffetta’ delle poltrone –, superfluo ricordare gli ultimi 13 anni alla guida prima della Cgil provinciale e poi di quella regionale, a nulla è servito far arrivare sul tavolo la sola candidatura del 55enne nato a San Severino Marche ma da sempre perugino.
Alla prima tornata Sgalla ha ottenuto 36 voti sui 72 votanti, mancando quindi di un soffio l’elezione (previsto il 50% più 1) che avrebbe da subito denunciato la debolezza del mandato . Alla seconda chiamata, l’aula ha fatto mancare il numero legale.
Ha indubbiamente pesato la decisione dei cigiellini ternani capaci di tessere molto meglio del nazionale la trama con diversi territori del perugino.
Una debacle che pesa sul futuro di Vincenzo Sgalla, non tanto sul fronte sindacale con Roma pronta a trovargli un degno incarico, quanto politico, se è vero che lo stesso dirigente sindacale stava guardando alle regionali del 2024 con una lista di sinistra.
L’esito delle urne non lascia molti spazi di manovra se non a un commissario che, nel più breve tempo possibile, possa riportare un po’ di sereno nello Spi dell’Umbria. (R.E.)